Torna l’eskimo in redazione. Santanché vuol salvare il posto a 90 giornalisti Rcs. La risposta: «Mai con lei»

23 Mag 2013 17:54 - di Luca Maurelli

Meglio per strada che con la Santanché. Che ha la colpa, si fa per dire, di essere del Pdl e di lavorare con giornali non “graditi”, come Libero e il Giornale. Manco fossimo all’Unità negli anni Settanta, pare che siano puramente ideologici i motivi che ostacolano il possibile salvataggio dei periodici Rcs da parte della parlamentare del Pdl, che – secondo il Wall Street Italia –  avrebbe presentato un’offerta “irrifiutabile”, recandosi personalmente nella sede di via Rizzoli per l’acquisto dei periodici che il gruppo vuole cedere o chiudere entro fine giugno. In ballo ci sono 90 posti di lavoro di giornalisti e 22 di poligrafici, con la garanzia – fornita dalla Santanché assieme all’ex marito, Canio Giovanni Mazzaro, socio di Flavio Briatore e azionista di riferimento di Bioera – di tenere in vita i periodici del gruppo e garantire i livelli occupazionali per almeno 24 mesi. Niente male, anche perché la  Santanché avrebbe rinunciato ad acquisire i 30 milioni di euro che altre cordate interessate avevano invece chiesto come “dote” per l’eventuale salvataggio. L’offerta si basa su una proiezione di ricavi pubblicitari, di cui la società della Santanché è tra i leader nazionali , per “un  accompagnamento economico calcolato in base alle percentuali di vendite e raccolta  da spalmare su 24 mesi”, con una sorta di rateizzazione a Rcs che comunque, secondo il piano industriale, “arriverà a sborsare al massimo 20 e non 30 milioni”.

Secondo il Wall Street Italia, a partecipare a questa operazione ci sarebbe anche un un fondo estero, come conferma l’ex marito di Daniela, Canio Mazzaro. L’obiettivo è portare Visibilia, la capofila del gruppo, a Piazza Affari in tempi brevi con una partnership pesante e prestigiosa come quella di Rcs. Il pacchetto delle riviste in crisi va da “A” ad Astra, Brava Casa, Europeo, Max, Novella 2000, Ok Salute, Visto, Yacht&Sail e il polo dell’enigmistica.

Paradossalmente, però, l’ostacolo maggiore a questa operazione sarebbero i giornalisti, proprio quelli che rischiano il posto di lavori. Al nome della Santanché pare abbiano avuto un rigurgito ideologico da “eskimo in redazione”. O almeno, chi ha parlato a nome di tutti s’è lasciato scappare cose aberranti e anacronistiche. «Mi sento in difficoltà  solo a immaginare che Rcs si sieda a un tavolo con Santanché per vendere dei giornali del gruppo, anche importanti, a una società pubblicitaria che lavora anche per il Giornale», è la voce di un membro del Cdr di “A”, che da buon sindacalista di sinistra, ragiona molto con la tessera e poco con la testa. Il 30 maggio, comunque, i nodi arriveranno al pettine, Santanché o no, con la convocazione del Cda dell’intero gruppo. E lì si capirà se i soci del patto di sindacato avranno voglia di metterci i soldi per scongiurare la “temutissima” Opa di centrodestra.

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