Sotto gli insulti niente. Il Grillo-style è già passato di moda

15 Mag 2013 20:45 - di Girolamo Fragalà

I bersagli delle ultime ore sono stati Luciano Violante ed Enrico Letta. Il primo definito «strumento di menzogna virale», il secondo «porporato Nipote, nato dallo Zio per opera dello Spirito Santo». Ma ormai questi attacchi non fanno più notizia, il Grillo-style va avanti stancamente, un po’ perché la gente ne ha le tasche piene e un po’ perché, dopo il numero spropositato di insulti gettati a destra e a manca, ora è difficile trovarne di nuovi. Neppure la fantasia dell’ex comico riesce a scovare qualcosa di originale, è tutta minestra riscaldata. Peraltro, come dimostrano i sondaggi – a partire da quello effettuato da Tecné per Sky – chi fa politica in modo serio sta crescendo nei consensi mentre gli urlatori perdono terreno. Il problema è che il Grillo-style stava diventando una moda, c’è stato un momento in cui tutti correvano a spararla grossa, per avere i titoloni sui giornali. Da Franco Battiato («ci sono troie in Parlamento») a Bersani («Renzi indecente»), dalla Finocchiaro («stiamo parlando di deputate, non di bidelle») a Dario Fo («per giurare, a Brunetta serve un seggiolino») passando per Gino Strada («Brunetta esteticamente incompatibile per Venezia»). Nessuno, però, ha fatto una bella figura e non ha guadagnato neppure uno straccio di voto. Il record delle offese spetta chiaramente a Grillo, che ha dato dei «padri puttanieri» e delle «facce di merda» ai leader avversari, con suggestive etichette a Berlusconi («psiconano»), Bersani («zombie»), Fassino («salma»), Napolitano («Morfeo»), Vendola («supercazzolaro»). Il paradosso è che l’ex comico si è addirittura lamentato di essere vittima di violenze verbali. A fargli buona compagnia c’era Antonio Di Pietro, che ha definito Berlusconi «stupratore della democrazia» e il presidente della Repubblica «un vile». Ad approfittare della situazione di amorevoli scambi è stato anche qualcuno all’estero come –tanto per citare un esempio – il socialdemocratico Steinbrueck, che ci sguazzava e si permetteva di chiamare Berlusconi e Grillo «due clown». Questo è il risultato della campagna degli insulti, chiunque coglie la palla al balzo e si mette in mostra lanciando pesanti ironie, anche dalla Germania. Poi però guai a ironizzare sulla Merkel o su altri personaggi europei, scoppia il putiferio. Tutto ciò, probabilmente, il leader dei Cinque Stelle non l’aveva considerato, accecato dalla voglia di fare l’asso pigliatutto di voti. In passato non sono mancate le offese, ma erano tocchi di petali se paragonati a quelle degli ultimi mesi. Fece scandalo il «più bella che intelligente» rivolto alla Bindi dal Cavaliere, nulla a confronto delle «facce di merda» spuntate come fiorellini sulla bocca di Grillo. Fece scalpore Prodi quando disse che Berlusconi si attaccava alle cifre «come gli ubriachi si attaccano ai lampioni». Roba da preti di campagna. Fortunatamente il repertorio dell’ex comico si sta esaurendo. Con un risultato: si è passati da Sotto il vestito niente a Sotto gli insulti niente. Alla regia, però, non c’è Carlo Vanzina ma Grillo. E si nota.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *