Referendum scuola a Bologna: il ministro Carrozza si schiera e lancia un assist alle scuole paritarie

22 Mag 2013 21:24 - di Redazione

Il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza sceglie il piano B, come bambini. «Dobbiamo pensare ai bambini che vanno a scuola e garantirne la copertura. Il mio interesse è appoggiare gli accordi che vedono il ruolo delle paritarie per coprire tutti i posti per i bambini». A pochi giorni dal referendum consultivo sui fondi comunali alle scuole private dell’infanzia, in programma domenica a Bologna, si è schierato anche il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza che, da Firenze dove ha partecipato al congresso della Cisl scuola, ha scelto l’opzione B, quella in difesa dell’attuale sistema integrato pubblico-privato, adottato da quasi vent’anni nel capoluogo emiliano-romagnolo. Secondo il ministro, infatti, «il referendum ha dato un inquadramento politico che va al di là della necessità per i bambini stessi e delle famiglie di avere una risposta a settembre». Perché, ha spiegato il ministro, «é scorretto parlare dei massimi sistemi, che sono questioni importanti, come quelle dei fondi pubblici alla scuola, ma che non devono avere una ricaduta su chi deve garantire un servizio come il sindaco di Bologna». E soprattutto, «le scuole paritarie hanno degli obblighi da rispettare nei contratti con gli insegnanti, nei programmi, nel come si pongono, e hanno un valore importante perché offrono un servizio che permette a un comune di soddisfare le esigenze delle famiglie». Insomma, dal governo è arrivato un assist importante al sindaco Merola, da giorni in affanno, sotto il tiro incrociato dei promotori del referendum, Sel, alleato in giunta, in testa. La questione ha spaccato la giunta rossa, con il Pd favorevole e gli alleati di coalizione sul piede di guerra. Intanto contro Carrozza si è espressa la Cgil: «Difenda la scuola pubblica, laica e inclusiva anziché schierarsi a senso unico a favore delle private paritarie»: sono le parole di Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc, per il quale «il referendum parla anche al governo Letta e alla ministra per restituire alla scuola pubblica la dignità e la qualità che le spettano».

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