Papa Francesco: «La povertà si estende, l’unica salvezza è nella solidarietà»

25 Mag 2013 18:01 - di Giovanni Trotta

Papa Francesco continua a interpretare il suo alto ruolo nella maniera più autentica, e lo fa andando controcorrente e rivendicando ancora il primato dell’uomo sull’economia di mercato. La disoccupazione si allarga a macchia d’olio in ampie zone dell’Occidente ed estende in modo preoccupante i confini della povertà.

Per il Papa «è la peggior forma di povertà materiale, non riguarda più soltanto il sud del mondo, ma l’intero pianeta». Occorre «ridare cittadinanza sociale alla solidarietà, che non è un atteggiamento in più o una elemosina sociale, è un valore sociale. È questa la nuova presa di posizione di papa Francesco contro le distorsioni del sistema economico mondiale, nella udienza alla fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, dopo che nel recente discorso a un gruppo di ambasciatori aveva accentuato la critica alla assolutizzazione della finanza. Nella messa a Santa Marta, invece, il Pontefice ha guardato ai problemi della Chiesa che, ha detto, «non è una dogana, deve avere le porte aperte», accogliere anche i semplici e chi sbaglia, e non essere rappresentata da «controllori della fede». La fondazione Centesimus Annus è impegnata nel convegno internazionale “Ripensando la solidarietà per l’occupazione”. Partendo da questo tema, e dalla dottrina sociale dei papi, – in particolare Benedetto XVI con la sua difesa della superiorità dell’uomo sul mercato – Bergoglio ha denunciato che «non c’é peggiore povertà materiale, mi preme sottolinearlo, di quella che non permette di guadagnarsi il pane e che priva della dignità del lavoro. Ormai questo “qualcosa che non funziona” – ha aggiunto – non riguarda più soltanto il sud del mondo, ma l’intero pianeta. Ecco allora l’esigenza di ripensare la solidarietà non più come semplice assistenza nei confronti dei più poveri, ma come ripensamento globale di tutto il sistema, come ricerca di vie per riformarlo e correggerlo in modo coerente con i diritti fondamentali dell’uomo, di tutti gli uomini». Il papa ha inoltre spiegato che «a questa parola solidarietà, non ben vista dal mondo economico, come se fosse una parola cattiva, bisogna ridare la sua meritata cittadinanza sociale». Il Papa ha voluto ricordare l’insegnamento di Benedetto XVI sulla crisi etica e antropologica e le ricadute di questa sulla economia. Ha citato il predecessore, sia per l’enciclica Caritas in veritate, che per i suoi «memorabili discorsi». «Ci si è dimenticati e ci si dimentica tuttora – ha detto il papa – che al di sopra degli affari, della logica e dei parametri di mercato, c’è l’essere umano e c’è qualcosa che è dovuto all’uomo in quanto uomo, in virtù della sua dignità profonda: offrirgli la possibilità di vivere dignitosamente e di partecipare attivamente al bene comune». «Dobbiamo tornare alla centralità dell’uomo – ha concluso Francesco dopo aver citato la Caritas in veritate di Ratzinger – a una visione più etica delle attività e dei rapporti umani, senza il timore di perdere qualcosa».

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