Nella “sua” piazza del Popolo per ricordare Almirante a 25 anni dalla morte

21 Mag 2013 19:58 - di Antonio Pannullo

Morirono insieme, 25 anni fa, Pino Romualdi e Giorgio Almirante, a poche ore di distanza l’uno dall’altro. Romualdi, direttore del Secolo d’Italia, spirò all’alba di sabato 21 maggio a Villa Margherita, Almirante morì alle 10,20 del giorno successivo, domenica, alla clinica Villa del Rosario, dove era ricoverato il lunedì precedente in seguito a una ischemia. Fu un colpo durissimo non solo per il Msi, di cui erano stati i fondatori, non solo per il Secolo d’Italia, di cui erano stati direttori, ma per tutta una comunità umana prima che politica,  che aveva visto in loro i punti di riferimento in un’Italia che era stata distrutta. Tutta una comunità che aveva una certa idea della nazione, della politica, dell’esistenza seguì Almirante e Romualdi per oltre quarant’anni da quel dicembre 1946 quando, insieme, fondarono a corso Vittorio Emanuele a Roma, nello studio di Arturo Michelini, quello che sarebbe diventato il Movimento Sociale Italiano, che Almirante e Romualdi avrebbero guidato per i decenni successivi. Mercoledì 22 maggio 2013, alle 19,30 presso la basilica di Santa Maria in Montesanto (chiesa degli artisti) a Piazza del Popolo in Roma sarà celebrata la Santa Messa in ricordo di Giorgio Almirante. Fu un “uno-due” violentissimo per tutti coloro che si identificavano nelle battaglie del Msi, ma che fu sopportato proprio grazie all’insegnamento dei leader, secondo i quali il cammino doveva continuare. E così è stato, così è. Entrambi combattenti della Repubblica Sociale, dopo qualche tempo di clandestinità si ritrovarono a Roma dove dettero il via a un’avventura umana e politica che non è ancora terminata. Almirante riuscì, insieme ad altri, a riunire in quel difficile dopoguerra tutti coloro che avevano combattuto dalla parte “sbagliata”, e a indirizzarli verso un obiettivo comune, quello di ricostruire pacificamente quella idea di nazione nella quale credevano. E ci riuscì, perché nel corso dei decenni successivi il Msi si consolidò, certo tra alti e bassi ed esperienze drammatiche, diventando una realtà imprescindibile nell’agone politico e anche sociale italiano. Il Msi si dimostrò uno dei pochi partiti realmente radicato sul territorio, avente contatti veramente con la società reale: dagli operai ai professionisti, dagli studenti ai disoccupati, al Nord come al Sud, non c’era luogo in cui il Msi non fosse presente con le sue proposte e con i suoi uomini. E lo stesso Msi, scosso continuamente da forze centrifughe di vario genere, fu tenuto sostanzialmente unito proprio da lui, da Giorgio Almirante, che da grande diplomatico riuscì sempre a tenere insieme le diverse anime di questo mondo composito. Ma segnò anche la vita politica italiana, con la sua instancabile attività in parlamento e le sue battaglie che ancora oggi restano attualissime. Basti pensare a quella del presidenzialismo, al quale prima o poi si arriverà. Sì perché Almirante ebbe il dono, o la bravura, o entrambe, di saper anti-vedere la società e le sue derive. Così seppe immaginare il bipolarismo, la grande destra, un esercito volontario fatto di professionisti, la Repubblica presidenziale, la cogestione delle aziende e tanti altri temi che successivamente si sono affermati anche in Italia, mentre venivano osteggiati quando era il Msi a proporli. E proprio in questo momento storico particolare, ecco che ci mancano la sua passione, il suo disinteresse, la sua signorilità, il suo essere retto, e soprattutto il suo saper sopportare le ingiustizie a cui non solo lui ma tutta la sua comunità è stata sottoposta: omicidi, attentati, arresti, costi esistenziali altissimi di cui Almirante sentiva tutto il peso. Vanamente predicò la pacificazione, il ripudio della violenza, anche nei momenti in cui il Msi fu maggiormente colpito dall’odio di parte. Oggi, più che ricordare il passato, pensiamo che il suo esempio può essere prezioso per riunire quell’Italia che lui più di una volta seppe riunire a piazza del Popolo e in tutte le piazze d’Italia dove ci insegnò che non si deve essere divisi ma uniti per conseguire un comune e superiore obiettivo.

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