Nel Pd è già rissa. Marino accusa Bersani, Vendola attacca Letta e Veltroni parla di 400mila voti persi

29 Mag 2013 10:02 - di Luca Maurelli

Neanche la vittoria ampia al primo turno ha rilassato Ignazio Marino, che evidentemente covava rancori mai sopiti sotto la cenere della campagna elettorale. Il candidato del centrosinistra al Campidoglio, che in queste settimane ha rinunciato ad esibire il simbolo del Pd perché imbarazzato dalla  linea di collaborazione bipartisan del suo partito al governo nazionale,  s’è scagliato contro l’intera classe dirigente, salvando il solo neo segretario. «Il Pd mi ha aiutato moltissimo dal momento in cui è stato eletto Guglielmo Epifani. Prima c’è stata invece una situazione di attesa, diciamo di non operatività, alimentata dal combinato disposto delle dimissioni del segretario nazionale e da quelle, quasi contestuali, del segretario cittadino», spiega a Repubblica l’avversario di Gianni Alemanno al ballottaggio. Ma nel centrosinistra a gettare benzina sul fuoco spunta anche Nichi Vendola, che contesta la lettura positiva del voto fatta dai vertici del Pd, che hanno giudicato il risultato delle amministrative come una sostanziale approvazione dell’esperimento delle larghe intese. «In guardia da galline pavloviane, politici e politologi, che accreditano che ha vinto il governo. Una tesi risibile, goffa e propagandistica che cancella il primo clamoroso dato del voto: la crescita travolgente della fuga dalla politica. A vincere non sono state le larghe intese, ma il centrosinistra che non si maschera. Se si segue il ragionamento di Letta, dovremmo concludere che invece del ballottaggio potremmo far nascere un governo Marino-Alemanno», ironizza con il suo linguaggio incomprensibile Vendola. Da Veltroni, in un’altra intervista, arriva il solito ragionamento double-face: «Il risultato di Marino è positivo, ed è suo merito. Ma non sottovalutiamo il contesto: Pd e centrosinistra devono ragionare su 400 mila voti che nel 2006 c’erano e non ci sono più». Come al solito, prima di vincere, ammesso che vinca, il centrosinistra proverà fino in fondo a perdere.

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