Nel giorno di Falcone arriva l’ergastolo per il pescatore che fornì il tritolo per le stragi del ’93

23 Mag 2013 18:45 - di Desiree Ragazzi

Nel giorno in cui a Palermo e in tutta Italia sono stati commemorati Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la scorta, il gup di Firenze Mario Profeta ha condannato all’ergastolo il pescatore siciliano che fornì il tritolo per le stragi mafiose del 1993 di Roma, Firenze e Milano. Il processo contro Cosimo D’Amato si è svolto con rito abbreviato. D’Amato, 68 anni, pescatore della provincia di Palermo, è indagato anche dalla procura di Caltanissetta, con l’accusa di aver fornito il tritolo anche per la strage di Capaci. È stato arrestato la prima volta il 16 novembre scorso dagli uomini della Dia di Firenze coordinati dalla Dda fiorentina che, sulle basi delle dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, lo ha accusato di aver recuperato nelle acque palermitane il tritolo utilizzato poi nelle stragi: l’esplosivo era contenuto in ordigni bellici “dimenticati” sui fondali. D’Amato è stato raggiunto da una seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere il 16 aprile 2013. In quel caso, a firmarla è stato il gip di Caltanissetta: secondo i magistrati siciliani l’esplosivo recuperato da D’Amato è stato usato anche per la strage di Capaci (e anche in via D’Amelio). Nello stesso giorno, nell’ambito della medesima indagine di Caltanissetta, ordinanze di custodia cautelare vennero eseguite anche nei confronti di Salvo Madonia, Giuseppe Barranca, Fifetto Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello, che erano tutti già in carcere. Anche quel filone d’inchiesta si alimenta delle dichiarazioni del pentito Spatuzza, che individua il gruppo di fuoco nella cosca di Brancaccio. Il gup oggi ha condannato D’Amato per tutte le stragi in continente, tranne che per l’attentato a Maurizio Costanzo e ha poi stabilito risarcimenti per tutte le parti civili. Fra le quali i familiari delle vittime, il Comune di Firenze, la Regione Toscana e numerosi ministeri. «Si è completato un lavoro». È stato il commento dei magistrati Giuseppe Nicolosi e Alessandro Crini che hanno sostenuto l’accusa al processo al pescatore siciliano. Mentre il  difensore dell’imputato, l’avvocato Corrado Sinistra nel chiedere l’assoluzione del suo assistito ha spiegato che D’Amato «non sapeva a cosa servisse» l’esplosivo.  Una sentenza che è arrivata in una giornata diventata simbolo della lotta alla mafia. A Palermo è stato un fiorire di manifestazioni: sono arrivate le navi della legalità, c’è stata la commemorazione all’aula bunker dell’Ucciardone e  nel pomeriggio è partito il corteo che dall’Ucciardone ha raggiunto l’Albero di Falcone.

 

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