Monti si riprende il partito-bonsai ma lo trova lacerato dalle correnti. Oggi la prima resa dei conti con Montenzemolo

16 Mag 2013 9:53 - di Romana Fabiani

Anche Scelta Civica ha contratto la malattia. La seduzioni delle correnti è immortale, i partiti preferiscono chiamarle “componenti” ammantandole come una nobile differenziazione di sensibilità e provenienze. Sfumature. Colpisce che un neonato partito, bocciato sostanzialmente dagli italiani che gli hanno dato una fiducia inferiore alle aspettative dell’ex premier, sia già alle prese con la guerriglia interna a suon di documenti contrapposti e litigi tra big e peones. Oggi all’assemblea dei riformatori montiani ci sarà il primo redde rationem. SuperMario tornerà al timone, dopo aver cancellato il suo nome dalla dizione del partito accetterà la super-presidenza di Scelta Civica per la gioia di 33 parlamentari firmatari di un documento che mette al primo posto la leadership indiscussa dell’ex premier tecnico. Al secondo posto c’è la possibilità concreta di azzerare tutti gli incarichi di partito per sedare le varie anime e ricominciare. Busserà presto alla porta con richieste di poltrone la pesante componente di Italia Futura guidata da Montezemolo e Nicola Rossi, che però nega di essere «una corrente». Non è un gran segnale quello di resettare un partito che ha meno di sei mesi di vita. Le urne hanno rallentato il processo che era quello di allearsi con il Pd di Bersani per avere il ruolo di ago della bilancia al Senato, come dice apertamente Gianpiero Dalla Zuanna, fino a un anno fa preside della Facoltà di Scienze Statistiche all’Università di Padova. È fallito quell’abbraccio con i democratici che Monti, però, ha sempre negatoper non perdere il voto dei centristi. Che per ora stanno alla finestra, l’Udc infatti non parteciperà all’assemblea. Intanto Monti non perde il vezzo di dare lezioni di equilibrio e sobrietà ai politici di professione. La nuova parola d’ordine è lotta “senza se e senza” ma a favoritismi e inciuci. «Temiamo, e ci batteremo perché ciò non accada, una grande coalizione a somma zero, che cerchi di bilanciare i favori a destra e a sinistra». E ancora, dice sì  alla pacificazione, purché non venga pagata al prezzo di mancate riforme. Noi – dice – abbiamo operato tanto per il «rinnovo delle cariche istituzionali quanto per la nascita del governo». Non potendo determinare  le alleanze del quadro politico,  Scelta Civica fara da coscienza «critica e pungolo» del nuovo esecutivo. Se ne sentiva la mancanza.

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