Monaco picchiato a morte dalla polizia cinese perché aveva i discorsi del Dalai Lama

15 Mag 2013 21:02 - di

Nuovo gravissimi episodio di persecuzione politica da parte del regime comunista cinese: un monaco tibetano è stato picchiato a morte dalla polizia dopo essere stato trovato in possesso di alcune registrazioni dei discorsi tenuti dal Dalai Lama. Secondo quanto riferisce il sito di Radio Free Asia, la polizia si è recata lo scorso 21 aprile nella abitazione del monaco Kardo, nella contea di Dzogang nella Regione “autonoma” tibetana. «Hanno scoperto le registrazioni nella sua stanza – ha riferito una fonte tibetana in esilio – per cui lo hanno picchiato provocandogli delle gravi lesioni. È poi morto il 28 aprile». La polizia finora non ha commentato l’accaduto. Kardo, che aveva perso entrambi i genitori, aveva vissuto per lungo tempo presso il monastero di Champa Ling ma a un certo punto lo aveva lasciato, soprattutto per dissidi relativi al fatto che presso il monastero si osservava ancora il culto di Shugden, non approvato dal Dalai Lama che da diversi anni ne ha sconsigliato la pratica in quanto avrebbe favorito divisioni e problemi sociali all’interno delle comunità tibetane. Si è appreso che il dissidente cinese Zhu Yufu, che si trova in carcere a scontare sette anni con l’accusa di sovversione contro i poteri di Stato, ha denunciato alla sua famiglia, in occasione della visita mensile accordata loro, di essere ormai allo stremo, in pessime condizioni di salute. Lo riferiscono fonti di organizzazioni non governative che si battono per la tutela dei diritti umani in Cina. L’uomo ha in particolare detto di essere svenuto diverse volte e di soffrire di pressione alta, capogiri e nausee frequenti. Ma, secondo le autorità, egli mente al solo scopo di riuscire a ottenere gli arresti domiciliari o sconti di pena. Tanto che, per punirlo ulteriormente, è stato deciso di non permettergli più di telefonare alla sua famiglia né di ricevere visite. I suoi pasti saranno ancor più frugali. Zhu Yufu era stato condannato a sette anni all’inizio del 2012 per aver pubblicamente e su internet, in più occasioni, incitato la gente, con messaggi e poesie, a scendere in piazza per lottare per una maggiore democrazia in Cina. Già in precedenza, nel 1999, fu incarcerato per l’appartenenza al Partito democratico cinese. Rilasciato nel 2006 venne riarrestato nel 2007. Non è finita: sette avvocati sono stati picchiati e arrestati dalle autorità del Sichuan, nel sud della Cina, mentre tentavano di visitare la più grande prigione segreta della provincia. Lo riferiscono fonti di organizzazioni non governative che si battono per i diritti umani. I sette cercavano di entrare nella Ziyang Legal Education Center, quando sono stati circondati da poliziotti che li hanno barbaramente picchiati. Due di loro, Tang Tianhao e Jiang Tianyong sono stati feriti pesantemente: il primo ha avuto colpi in testa che gli hanno fatto perdere molto sangue, il secondo è stato ferito alla gamba destra da pietre lanciate dai poliziotti. Gli avvocati sono stati arrestati, così come quattro altri avvocati andati in loro soccorso alla stazione della polizia. Tre sono stati rilasciati alle due del mattino, otto sono ancora in carcere. Fra questi ultimi, anche Tang Jitian, avvocato per i diritti umani che fu arrestato e torturato durante la rivoluzione dei gelsomini di due anni fa. Secondo le informazioni di Human Rights in China, nel carcere in questione ci sarebbero oltre 260 persone. Alcuni dei detenuti sono in cella da 5-6 anni senza formali condanne, qualcuno sarebbe anche morto per le torture subite.

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