Marcia per la famiglia a Parigi, pensando al suicidio di Notre Dame

25 Mag 2013 10:43 - di Redazione

Sale la tensione a Parigi per la manifestazione contro le nozze gay di domani. C’è preoccupazione per l’ordine pubblico perché al corteo parteciperà anche il gruppo che si fa chiamare ‘La Primavera francese’ e che ha lanciato un appello ad “una nuova resistenza contro un testo che viola le leggi biologiche e il senso comune”. Per i suoi militanti “la battaglia è appena iniziata”. E’ uno dei gruppi più radicali che il ministro dell’Interno, Manuel Valls, intende sciogliere e mettere fuori legge: “Non c’è posto per i gruppi che sfidano la Repubblica e la democrazia – ha detto – e che se la prendono con le persone”. La leader del gruppo che organizza le manifestazioni, Frigide Barjot, getta invece la spugna di fronte a minacce di morte che ha ricevuto per posta insieme ad un fazzoletto macchiato di sangue e non sarà alla marcia per la famiglia. Madame Barjot è tutt’altro che omofoba e ritiene che per i gay possano essere istituite unioni civili che escludano l’adozione.  Da parte sua il partito dell’opposizione Ump ha difeso il diritto di scendere nelle piazze per “dimostrare che i francesi sono legati alla politica familiare”, ma diverse personalità saranno assenti. Fra queste, l’ex premier Francois Fillon. Parteciperà invece il presidente del partito di destra, Jean-Francois Copé, “per l’ultima volta” ha già annunciato. I tre cortei di Parigi si riuniranno nel piazzale del Trocadero, di fronte alla Tour Eiffel, mentre il gruppo ultra cattolico Civitas terrà una marcia indipendente di protesta contro “i nemici della famiglia”. Le autorità si aspettano circa 150 mila persone nelle strade della capitale ma gli organizzatori assicurano che ci sarà un milione di persone. La manifestazione non potrà inoltre ignorare l’appello a manifestare lasciato da Dominique Venner, l’intellettuale di destra che prima di suicidarsi tre giorni fa con un colpo di pistola nella cattedrale di Notre-Dame ha scritto: “I manifestanti del 26 maggio hanno ragione a gridare la loro rabbia contro una legge infame che una volta votata potrà essere ancora abrogata”.

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