La strage di Boston: i due ceceni puntavano a un attentato per l’Independence Day

3 Mag 2013 20:32 - di Redazione

Un attentato suicida, sempre a Boston, il 4 luglio, l’Independence Day, il giorno più sacro per gli americani: era questo il progetto iniziale dei fratelli Tsarnaev, i due giovani di origine cecena che il 15 aprile hanno fatto esplodere due bombe vicino al traguardo della 117/ma maratona nella grande città del Massachusetts, provocando la morte di tre persone e il ferimento di altre 260. A rivelarlo all’Fbi è stato proprio il più giovane dei due, Dzhokhar, poche ore dopo dopo la sua cattura, e poche ore dopo la morte del fratello Tamerlan in uno scontro a fuoco con la polizia. A far cambiare loro i piani e ad anticipare il giorno dell’attacco – hanno riferito fonti vicine alle indagini – è stata l’imprevista velocità con cui sono riusciti a realizzare gli ordigni esplosivi, comprese le pentole a pressione-bomba, che hanno usato per colpire durante la maratona e poi anche durante la fuga. E allora la scelta è caduta ancora una volta su un giorno simbolico: la manifestazione sportiva di gran lunga più importante di Boston, nonché Patriot Day per lo Stato del Massachusetts. Secondo le stesse fonti, citate dal “New York Times”, Dzhokhar ha anche rivelato di aver visionato assieme al fratello i sermoni di Anwar al Awlaki, l’americano che, dopo essere divenuto uno dei leader di al Qaida, è stato ucciso dalla Cia nel settembre 2011 nello Yemen con un razzo sparato da un drone. Non è chiaro quanto questo possa aver influenzato i due fratelli, ma certo Dzhokhar aveva già detto che la decisione di compiere un attentato a Boston era motivata dalle guerre degli Stati Uniti in Iraq e Afghanistan, che consideravano come parte di un più ampio progetto contro l’Islam. Negli interrogatori il giovane ceceno ha anche detto che le bombe sono state realizzate seguendo le indicazioni contenute nel servizio “Come costruire una bomba nella cucina di tua mamma”, pubblicato dal magazine online “Inspire”. Le autorità – sottolinea il Nyt – ritengono che dietro “Inspire” ci fosse un altro americano ucciso nello stesso attacco in cui è morto al Awlaki, Samir Khan. E, secondo il giovane ceceno, le pentole-bomba vennero davvero costruite in cucina, quella della casa di Tamerlan a Cambridge; cosa che fa aumentare i sospetti degli inquirenti sulla vedova di Tamerlan, Katherine Russel, una americana convertita all’Islam. Le impronte e le tracce di Dna femminile ritrovate dagli esperti sui frammenti degli ordigni non sono riconducibili a lei, ma gli inquirenti appaiono sempre più sospettosi nei suoi confronti, sulla possibilità che abbia svolto un ruolo e non sia del tutto estranea come dice, anche perché nei giorni scorsi ha deciso di non cooperare più con le autorità.

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