La Cina sblocca Django: il film, riveduto e corretto, approda nelle sale

13 Mag 2013 12:06 - di Bianca Conte

Riveduto e corretto con alcuni tagli di pellicola, Django unchained in versione emendata da possibili “aggiustamenti” di montaggio realizzati dai censori asiatici, riesce faticosamente a scalare la vetta del grande schermo cinese: l’ultimo film di Quentin Tarantino è finalmente arrivato nelle sale dopo che il suo debutto era stato congelato un mese fa dalla censura. Il rinvio dell’uscita era stato deciso per non meglio specificate “ragioni tecniche”: una definizione che sembrava alludere a tutto e a niente, dalle scene di violenza a quelle di nudo, senza escludere i rumors internetici che sul web hanno animato un tam tam virtuale secondo cui potrebbe essere stato il soggetto del film, (uno schiavo che si ribella), il tema incriminato da mettere all’indice in quanto argomento troppo sensibile per i cinesi per essere declinato al linguaggio “pulp” del sanguinolento western del regista hollywoodiano.

Incredibile ma vero, dunque, la patria cinematografica di Bruce Lee e del fortunatissimo genere marziale, che sul mercato mondiale ha esportato kung-fu, cavalieri erranti e spadaccini volanti, rivoluzionando a colpi di duelli e corpo a corpo , nel ventennio dai Settanta ai Novanta, la grammatica spettacolare asiatica. Una grammatica che negli ultimi anni è stata aggiornata agli approdi formali raggiunti con le evoluzioni proposte da Ang Lee, alchemico maestro de La tigre e il dragone, titolo che ha segnato l’apoteosi filmica dell’equilibrio estetico tra modernità e tradizione realizzato su grande schermo.

Un processo di apertura all’occidentalizzazione del prodotto di celluloide cinese che con la censura imposta un mese fa all’ultima fatica di Tarantino ha rimesso in discussione tappe e traguardi socio-spettacolari: un cammino a corrente alternata, che nelle ultime fasi ha registrato promettenti aperture e battute d’arresto. E allora, solo per arrivare agli ultimi accadimenti, accanto alla censura imposta al kolossal Titanic, tornato in versione 3D a 14 anni dalla sua uscita, ma approdato sul grande schermo mondato di sequenze non gradite, (a partire da quella del nudo di Kate Winslet in posa per un ritratto), tra quest’anno e quello scorso, diversi blockbusters internazionali sono stati “revisionati” in Cina: da Skyfall (dove ad essere censurata è stata, tra le altre, la scena nella quale appariva una prostituta cinese), a MIB3, (dove a venire tagliati sono stati i fotogrammi riguardanti un cittadino cinese in procinto di diventare alieno), fino alla sequenza in cui diversi cinesi venivano sottoposti alla macchina per dimenticare tutto. E neppure Cloud Atlas, il kolossal tratto dal romanzo di David Mitchell, tra i film più visti in tutto il mondo nella stagione, è rimasto esente dalla mannaia censoria: il film, infatti, è stato epurato di circa quaranta minuti. L’imprevisto censorio è sempre in agguato…

 

 

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