Verso un’altra fumata nera. Il Pdl non vota, il Pd non parla. Crescono le quotazioni della Cancellieri

20 Apr 2013 10:34 - di Gloria Sabatini

Si riparte con il quinto scrutinio per eleggere il tormentato successore di Napolitano, sul quale è tornato il pressing dei dotti analisti che vedono di buon occhio i tempi supplementari di Re Giorgio («non se ne parla», dice Vendola in Transatlantico). Nulla è sicuro, tranne gli epitaffi scontati sulla tomba di Bersani e del Pd. Con molta probabilità si tratterà di un’altra fumata nera: il Pd, alla ricerca disperata di un terzo nome (da bruciare) si orienterà sulla scheda bianca (anche se tutti tacciono), il centrodestra, che già ieri ha disertato il voto in segno di protesta contro Romano Prodi, non parteciperà alle votazioni di oggi. Lista Civica, invece, tiene la barra del timone dritta su Annamaria Cancellieri, che al quarto scrutinio ha raccolto 78 voti (9 in più della pattuglia montiana) ma è intenzionato a votare scheda bianca per «favorire un rasserenamento del clima», mantenendo la volontà di far convergere sul ministro dell’Interno la scelta degli altri partiti. «Abbiamo voluto valutare la tenuta del Pd. Ora il Pd prenda atto del risultato e cambi il metodo perché Prodi non sarebbe stato eletto neanche con i nostri voti», spiega il coordinatore Andrea Olivero, che rilancia, «non solo non lo ritiriamo, ma lo offriamo alla riflessione di tutte le forze politiche perché è il nome giusto». I Cinquestelle insistono con il cavallo Rodotà, che ieri si è aggiudicato un “virtuale”  primo posto, molto lontano dalla soglia dei 504 voti. Beppe Grillo, che non ha risposto alle sirene prodiane, ora cerca di spingere i Democratici dalla sua parte chiedendo di convergere sul nome dell’ex presidente dell’Authority sulla privacy. «Se il Pd voterà Stefano Rodotà al Colle, si apriranno praterie per il governo dei cittadini e non più dei partiti. E sarebbe un governo di garanzia», hanno detto Crimi e Lombardi. Di sicuro Sel torna su Rodotà, abbandonato alla quarta votazione per Prodi. Scelta che il partito di Vendola rivendica di fronte a chi sospetta il tradimento nell’urna. «Tutti i nostri voti sono andati a Romano Prodi ed erano “segnati”», spiega il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore, «la nostra indicazione era R. Prodi». Freschi di riunione, hanno confermato il voto per il candidato grillino: «In campo restano Rodotà e Cancellieri non vediamo altre candidature».

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