Napolitano è pronto per il bis: «Lo faccio per senso di responsabilità, i partiti facciano altrettanto»

20 Apr 2013 15:12 - di Gloria Sabatini

Impallineranno pure lui? Ma no, sarebbe troppo. Giorgio Napolitano si fida e alle 14,25, a mezz’ora dall’inizio del sesto scrutinio, scioglie le riserve e accetta la candidatura per un secondo mandato. Una scelta praticamente obbligata dopo le richieste disperate del Pd per uscire dal cul de sac nel quale si è cacciato in questi due interminabili giorni.  «Naturalmente, nei colloqui di questa mattina, non si è discusso di argomenti estranei al tema dell’elezione del presidente della Repubblica», precisa in una nota Napolitano a voler rispedire al mittente voci e maliziose interpretazioni sul “sentiero” concordato. Si dice che re Giorgio abbia chiesto precise garanzie rispetto al futuro governo, necessariamente di larghe intese. Si dice anche che gradirebbe a Palazzo Chigi un vecchio amico come Giuliano Amato, nome gradito al Cavaliere che aveva puntato sul dottor Sottile come prima scelta per la corsa al Colle. «Mi muove in questo momento il sentimento di non potermi sottrarre a un’assunzione di responsabilità verso la nazione, confidando che vi corrisponda una analoga collettiva assunzione di responsabilità», spiega il capo dello Stato uscente (e probabilmente rientrante) chiedendo alle forze politiche di fare la propria parte fino in fondo. La farà il centrodestra che non ha mai posto ostacoli rispetto a scelte condivise, la farà persino Monti, che avrebbe volentieri ricambiato la freddezza dimostrata dall’inquilino del Quirinale verso la sua “salita” in politica. Ma farà il suo dovere fino in fondo la pattuglia dei democratici? Il Pd, per quanto in stato confusionale ai limiti dell’incoscienza, riuscirà almeno questa volta a tenere fede all’impegno assunto da Bersani, per quanto sfibrato, sfiduciato e dimissionario? Non che l’elezione di Napolitano sia a rischio, ma di sicuro dalla conta finale dipendono gli ultimi residui di credibilità del segretario democrat. Nella manciata di minuti che mancano alla prima chiama è questo il vero dilemma che continua a sfiancare la dirigenza democratica e fa interrogare giornalisti e analisti. Beppe Grillo e Sel, quando si dice la coerenza, continueranno a votare per Rodotà.

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