Meno tasse, legge elettorale e taglio dei parlamentari: le proposte bipartisan dei saggi convinceranno il Pd?

12 Apr 2013 17:54 - di Luca Maurelli

Tasse da abbassare, Parlamento da snellire, legge elettorale da riscrivere, ed ancora, barra dritta sulla spending review, limiti al finanziamento dei partiti, trattative con l’Europa per ammorbidire i parametri del fiscal compact senza alterare gli equilibri di bilancio, una legge per evitare gli abusi delle intercettazioni, norme sul conflitto d’interessi e per regolare l’azione disciplinare sui magistrati. Tra proposte in materia di riforme istituzionali e meccanismi per facilitare la crescita e lo sviluppo (non senza alcune ovvietà, come la priorità individuata, il lavoro…) i “saggi” nominati da Napolitano hanno concluso ufficialmente il proprio mandato con due corpose relazioni, che teoricamente potrebbero rappresentare la base per un dialogo bipartisan di un governo di larghe intese, nell’interesse del Paese. Enrico Letta plaude, ma il Pd inizierà a ragionare sui punti in comune, sulle cose da fare, sulle condivisioni senza steccati?

Intanto, i “saggi”, un po’ derisi un po’ autosminuitosi, hanno portato a casa almeno un’agendina su due livelli, istituzionale ed economico. «Sono molto soddisfatto come uomo del Pdl per i risultati raggiunti. Si è dimostrato che alcuni veti sono pregiudiziali quando bisogna lavorare per il bene dell’Italia», è il primo commento di Gaetano Quagliariello, membro della commissione dei facilitatori. Sul contenuto del lavoro della commissione spiega: «È stato sdoganato il presidenzialismo, poi all’interno della maggioranza c’è stata preferenza per il premierato. Si è parlato di potere di scioglimento, di caduta solo in caso di sfiducia costruttiva e potere di nomina dei ministri. Inoltre s’è detto che la legge elettorale deve seguire la costruzione dell’equilibrio costituzionale e non lo precede».

Ecco, in sintesi, alcuni punti individuati dai saggi. Sulla legge elettorale, i saggi consigliano un sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), con un alto sbarramento e un ragionevole premio di governabilità. Se il Parlamento dovesse optare per un regime semipresidenziale sarebbe preferibile propendere per una legge elettorale incentrata sul doppio turno di collegio, secondo il modello francese, al fine di rafforzare il Parlamento rispetto a un Presidente che ha la stessa fonte di legittimazione. Altra innovazione: resti una sola Camera, con l’altra dedicata alle autonomie regionali. Ed ancora, riduzione dei deputati a 480, i senatori a 120. Sul fronte dei conti pubblici, i saggi chiedono di rivedere il patto di stabilità interno alla luce del nuovo articolo 81 della Costituzione, limitare il finanziamento pubblico delle attività politiche in forma “adeguata e con verificabilità delle singole spese”, realizzare una legge sul conflitto d’interessi “non mossa da spirito di parte”. Sempre sul frente della giustizia, trasformare in pene principali comminabili dal giudice di cognizione alcune delle attuali misure alternative dell’esecuzione, come l’affidamento in prova e la detenzione domiciliare; rivedere  il giudizio disciplinare sui magistrati, che va esercitato in primo grado dal Csm, affidandolo in secondo grado ad una Corte ad hoc; attribuire a un giudice indipendente il giudizio finale sui titoli di ammissione dei membri del Parlamento (ineleggibilità), potenziare le norme anticorruzione, rivedere la legge sulle intercettazioni. Sul fronte economico, arriva il sì deio saggi al reddito minimo d’inserimento, via libera a un disegno di legge delega sul fisco per migliorare il rapporto tra fisco e cittadino, abbassare le tasse e rafforzare la lotta all’evasione fiscale, quindi rivedere la struttura dei livelli retributivi delle figure apicali e dirigenziali nella pubblica amministrazione, rifinanziare gli ammortizzatori sociali in deroga, elaborare una politica di sviluppo differenziata fra aree geografiche, riprendere i negoziati bilaterali con la Svizzera per un accordo di trasparenza ai fini della tassazione dei redditi transfrontalieri, completare il pagamento dell’intero ammontare dei debiti commerciali della Pubblica Amministrazione verso le imprese, rivedere la legge Fornero sugli esodati e le norme troppo aggressive di Equitalia. «Anche un passante per strada avrebbe detto le stesse cose», ironizzano i Cinque Stelle. Ma se magari si iniziassero anche a fare, invece che fare occupazioni di aule a luci spente, magari il passante sarebbe più contento.

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