L’Islanda in mano alla destra euroscettica. E tra i geyser arrivano i Pirati

29 Apr 2013 11:55 - di Redazione

Uno schiaffo al Vecchio Continente. È il messaggio che l’Islanda invia all’Europa dopo la netta vittoria alle recenti elezioni legislative dell’opposizione di centrodestra euroscettica. Un voto che ha punito la coalizione di centrosinistra, le cui ricette economiche ispirate all’austerità e al rigore – che hanno permesso all’isola di uscire dalla recessione, con un pil in salita e una disoccupazione in calo – non sono piaciute agli elettori. Altra grande novità è il successo elettorale del ‘partito’ dei Pirati, una sorta di movimento che propugna la libertà del web e che entra per la prima volta in un Parlamento nazionale. Alta l’affluenza con l’83% degli aventi diritto che si è recato alle urne. A brindare sono i conservatori del Partito dell’Indipendenza (di destra) che hanno ottenuto il 26,7% dei consensi, guadagnando 19 seggi al Parlamento. Il suo leader, Bjarni Benediktsson, 43 anni, intende formare una coalizione di governo con i centristi del Partito del Progresso che hanno raccolto il 24,4% e che possono contare ugualmente su 19 deputati. Insieme arrivano a 38 seggi su un totale di 63. Ma le sinistre frenano su questa ipotesi e attendono che si pronunci in merito il presidente. Saliti al potere nel 2009 dopo il fallimento delle grandi banche, e dopo avere lanciato nel 2009 la campagna di adesione all’Ue, l’Alleanza dei socialdemocratici e il Movimento di Sinistra-Verde si sono visti dimezzare i parlamentari: il primo partito è sceso al 12,9% e ha preso 9 seggi, mentre il suo alleato si è fermato al 10,9%, con 7 seggi. Le vere e proprie novità sono rappresentate da ‘Avvenire radioso’, movimento filo europeista che potrà contare su sei parlamentari avendo preso l’8,2%, ma in particolare il Partito dei Pirati che entra per la prima volta in un Parlamento nazionale con 3 deputati dopo avere ricevuto il consenso del 5,1% degli islandesi.

La campagna elettorale è stata dominata dal malcontento degli islandesi, in particolare sulla questione del loro indebitamento: statistiche ufficiali parlano di una famiglia su dieci in ritardo nei pagamenti dei mutui per la casa o nei rimborsi di prestiti immobiliari. In quest’isola nell’estremo nord dell’Atlantico, fatta di ghiacciai, geyser, vulcani e banche, la maggioranza della popolazione è convinta che il Parlamento di Reykjavik debba continuare a mantenere il controllo totale sulle sue politiche – in particolare quelle legate alla pesca – piuttosto che negoziare con Bruxelles e con Paesi come il Regno Unito e la Spagna che hanno interesse ad abbassare le quote islandesi in questo settore.

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *