De Corato: ecco la Milano del sindaco Pisapia, ai nomadi 6 milioni di euro

10 Apr 2013 15:35 - di Sandro Forte

La Milano governata dal sindaco Giuliano Pisapia e dalla sua Giunta di centrosinistra è destinata a divenire la Mecca di tutte le tribù nomadi europee. Il primo cittadino, infatti, ha messo a disposizione 6 milioni di euro per la loro “inclusione sociale e abitativa”, ossia per farli restare a Milano. E, probabilmente, per accoglierne altri. Il tutto nel più totale silenzio dei media, dalla stampa alle tv, fin dall’inizio assai compiacenti con la nuova amministrazione di centrosinistra. Fra i pochi a battersi perché i nomadi restino “nomadi” e non diventino “stanziali” è Riccardo De Corato, di Fratelli d’Italia, ex vicesindaco con la precedente Giunta di centrodestra e oggi vicepresidente del Consiglio comunale.
Onorevole De Corato, lei sostiene che Pisapia ha disatteso il Piano Maroni (dal nome dell’ex ministro dell’Interno, ndr) sui nomadi: in che senso?
Il Piano Maroni prevedeva lo stanziamento di una certa somma per l’emergenza nomadi in tre regioni: Lombardia, Lazio e Campania. Somma destinata a chiudere i campi abusivi e mettere in sicurezza quelli autorizzati, il tutto sotto la responsabilità dei prefetti. Alla Lombardia erano stati destinati 13 milioni di euro e noi ne spendemmo 7 per la chiusura, fra l’altro, di un grande insediamento abusivo in via Barzaghi. Poi nel 2010 la Consulta dichiarò decaduto quel piano bocciando il decreto del governo. E ora Pisapia cosa fa? Si mette d’accordo col prefetto per utilizzare i restanti 6 milioni di euro non per chiudere i campi fuorilegge e rendere abitabili quelli in regola, ma per trasformare i 3-4mila nomadi che si trovano a Milano in stanziali, favorendo la loro “inclusione sociale e abitativa” e quindi indirettamente l’arrivo di altre tribù.
Nel dettaglio sa come saranno impiegati i 6 milioni (per la precisione 5.991.000 euro) del vecchio Piano Maroni?
4 milioni e 200mila euro sarebbero destinati ai “percorsi di inclusione sociale e convivenza”. Di questi, un milione e 700mila euro sarebbero riservati ai centri di emergenza sociale dove ospitarli. Quasi un milione e 300mila euro sarebbero previsti per “percorsi di accompagnamento abitativo”, cioè case, tramite la Casa della carità e la Caritas. Poi 350mila euro per aiutare i rom ad acquistare arredi. E, ancora, 260mila euro per percorsi di inclusione lavorativa o scolastica, 130mila euro per la messa in sicurezza delle aree adibite a campo non autorizzato, 728mila euro per aree di sosta riservate a famiglie che praticano il nomadismo, 636mila euro per la “gestione dei campi autorizzati”.
Ma che fine ha fatto il campo di via Barzaghi, chiuso dalla precedente amministrazione di centrodestra?
Le roulottes e i camper acquistati sono state riempite di nomadi, così come i saloni di via Barzaghi. Saturata di rom questa sede con i trasferimenti, adesso ne attrezzano un’altra, questa volta a ridosso della Sogemi, il tutto a spese dei cittadini essendo appunto finanziata dalle risorse recuperate dagli assessori Granelli e Majorino dal Piano Maroni.
Ma, secondo lei, il prefetto poteva opporsi?
Il prefetto rappresenta il governo centrale e, nello specifico, il ministro dell’Interno. Il quale, a seguito proprio della sentenza della Consulta, poteva intervenire destinando ad altro i restanti fondi del Piano Maroni. Ma non l’ha fatto.
Quali iniziative ha in mente?
Chiederò la convocazione della commissione Sicurezza per sapere sia su come verranno spesi i 6 milioni di euro sia i motivi per i quali si fa nascere un campo Rom autorizzato in una zona periferica con molteplici problemi di sicurezza e di prostituzione com’è la zona intorno alla Sogemi, oggetto di innumerevoli interventi di polizia, carabinieri e vigili e che vede la presenza di ben cinque campi nomadi abusivi, dove i cittadini aspettano da un anno che questi ultimi vengano sgomberati.
Recentemente lei ha citato il ministro dell’Interno francese Manuel Valls che in una intervista a “Le Figaro” ha sostenuto che i rom non vogliono integrarsi, si è dichiarato favorevole agli sgomberi e scettico sull’integrazione.
È l’esatto contrario di quello che dichiarano Pisapia, Granelli e Majorino. Valls intende così portare avanti lo sgombero dei campi rom come il precedente governo di Nicolas Sarkozy. L’esatto contrario della politica sposata da Pisapia, che è quella della coesione sociale con i rom. Nel 2012 Parigi ha espulso 12.800 tra rumeni e bulgari, su un totale record di 37.000 espulsioni. Ed è lo stesso ministro socialista a dichiarare che i rom, “sistemati in prossimità di quartieri popolari, già scossi dalla crisi, sono all’origine di problemi di coabitazione che assumono forme a volte inquietanti, come dimostrano i diversi incendi dei giorni scorsi”. Valls ha ribadito che i rom non desiderano integrarsi “per motivi culturali o perché tra le mani di reti dedite all’accattonaggio o alla prostituzione”. Ci auguriamo che queste frasi del ministro socialista francese suonino nelle orecchie del sindaco e dei due assessori che a Milano continuano a parlare di integrazione per i rom stanziando per loro 6 milioni di euro.

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