Rifiuti a Napoli: Bassolino, Iervolino e i loro assessori condannati a un maxirisarcimento di oltre 5 milioni

1 Mar 2013 12:47 - di Guido Liberati

«Le condotte omissive di Bassolino, Balzamo, Marone, Iervolino, Mola, Di Mezza e Paolucci risultano connotate da colpa grave, denotando la scarsissima ed inescusabile considerazione riservata all’integrità delle finanze dell’Amministrazione comunale». Lo scrivono il giudice Nicola Ruggiero, relatore della sentenza con la quale la Corte dei Conti ha condannato sette ex amministratori del Comune di Napoli a risarcire un danno di circa cinque milioni e 600.000 euro. «Ai soggetti che si sono succeduti nei ruoli di sindaco ed assessore al ramo della Nettezza urbana – si legge ancora nella sentenza – è imputabile il censurabile disinteresse per le sorti di un Ente, dalla dotazione numerica così consistente e dal ruolo potenzialmente strategico nel segmento della raccolta differenziata, essendo mancata l’adozione di scelte di fondo, in grado di garantire il pieno coinvolgimento del medesimo Ente (e dei lavoratori ad esso assegnati) nell’attività della raccolta differenziata».

Gli ex sindaci Antonio Bassolino e Rosa Iervolino Russo, l’ex assessore Massimo Paolucci, l’ex vicesindaco Riccardo Marone e l’ex assessore Ferdinando Balzamo dovranno versare 560.893,53 euro cadauno. Più consistente la somma che dovranno sborsare gli ex assessori Ferdinando Di Mezza e Gennaro Mola, le cui responsabilità sono state ritenute maggiori: 1.402.233,83 euro. La vicenda è quella dei 362 lavoratori dell’ Ente di bacino n.5, il cui territorio coincide con quello del Comune di Napoli. Pur disponendo di tanta manodopera da destinare alla raccolta dei rifiuti, 362 lavoratori, il Comune di Napoli, ritengono i giudici contabili, preferì fondare una società ad hoc, l’Asia, continuandoli a pagare inutilmente. Alcuni di questi lavoratori furono impiegati per la raccolta differenziata della carta prodotta dai soli negozi, ma disponevano di appena 50 mezzi, peraltro mal funzionanti, su ciascuno dei quali potevano trovare posto al massimo tre persone: in tutto 150 su un totale di 362. Tra i condannati anche il neo deputato del Partito Democratico Massimo Paolucci, che contesta la sentenza: «Quella della Corte dei Conti – attacca Paolucci –  è una sentenza quantomeno stravagante. La condanna si riferisce a fatti avvenuti tra il 2003 e il 2007, ma io ho smesso di fare l’assessore al Comune di Napoli nel febbraio 2001».

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