Monti è l’uomo del fallimento: per non annegare, si aggrappa disperatamente all’antiberlusconismo

25 Mar 2013 18:43 - di Girolamo Fragalà

Non si vive di soli golpe e complotti istituzionali. O meglio, l’uomo del complotto – quando all’improvviso scopre che esiste persino la democrazia – si sente un pesce fuor d’acqua, rischia di annegare e per salvarsi dice anche quello che non avrebbe mai detto, nemmeno sotto tortura. È ciò che sta accadendo a Monti. Ininfluente a livello di voti e seggi, circondato da alleati-fantasma, scarso in credibilità, privo dalla protezione internazionale e con le ossa doloranti per essersi inginocchiato troppe volte davanti a “mamma Merkel” , il (fu) tecnopremier cerca di dare ancora un senso alla sua storia politica – che un senso non ce l’ha – e svela un altro capitolo del grande complotto: la sua lista (Scelta sempre più cinica e meno civica) è servita solo a impedire alla coalizione Pdl-Lega di formare il governo ed eleggere il presidente della Repubblica. In sostanza, Monti ha diviso l’area dei moderati per risucchiare quel pacchetto di voti necessario al centrodestra per vincere. Che l’abbia fatto su ordine della Merkel, su desiderio dei poteri forti o per ripicca personale, poco importa. Resta il fatto che abbia agito non per il bene dell’Italia, come sbandieravano i vari Casini, ma per un preciso calcolo elettorale, nonché per compiacere un “signor x” o una “signora y”. Tant’è che, aggiunge Monti, avrebbe federato i moderati «solo se Berlusconi si fosse davvero ritirato». Il fine ultimo, quindi, era cancellare il Cavaliere dalla scena politica italiana, fine perseguito adesso dall’accanimento di certe toghe e dal gruppetto Ingroia-Di Pietro-Flores d’Arcais che vorrebbero l’ineleggibilità per il leader del centrodestra. Più che aggrapparsi all’antiberlusconismo per dare prova della sua esistenza, Monti farebbe bene a giustificare la figuraccia rimediata sulla vicenda dei marò, ammettere il fallimento della sua stagione a Palazzo Chigi e soprattutto mettere tutto in discussione ponendosi una domanda: è giusto che continui a essere un senatore a vita? Può sempre rinunciare, anche perché non gliel’ha ordinato il dottore. O meglio, gliel’ha forse ordinato la Merkel. E sarebbe la volta buona per uno scatto di dignità.

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