M5S fuori controllo. Il senatore Vacciano: mi dimetto se lo vuole la base, non se lo dice Grillo

18 Mar 2013 10:40 - di Antonella Ambrosioni

E venne il giorno dei lunghi coltelli nel M5S. La scomunica di Grillo ai senatori indisciplinati e “complici” del Pd nell’elezione di Piero Grasso alla presidenza del Senato, fa inviperire la base, salire la tensione sulla rete e spaccare il fronte e la credibilità del Movimento dell’ex comico. La frattura creatasi rappresenta un fatto molto significativo, spiega Renato Mannheimer sul Corriere della Sera elaborando i dati di un sondaggio che rileva  che il 70% della base grillina boccia l’asse col Pd. La divisione che si è avuta tra i senatori, spiega lo studioso dei flussi elettorali, è rivelatrice della natura  «estremamente composita» della  base elettorale e del carattere «disorganizzato», «disomogeneo», «disordinato» del M5S. Lo dimostra lo psicodramma al suo interno che non accenna a diminuire. I senatori Cinque Stelle – invitati da Grillo a dimettersi in quanto avrebbero tradito gli elettori – stavolta non tacciono. E, con toni diversi, rispondono al leader, rivendicando autonomia di giudizio senza voler tradire la linea del movimento.

Poi arriva anche l’autodenuncia di un senatore, Giuseppe Vacciano, che recita il “mea culpa”: «Se si cercano i colpevoli di alto tradimento ai principi del M5S, ecco, uno l’avete trovato, scrive su Fb. È pronto a dimettersi «se la base vuole», non certo perché lo dice Grillo, il cui parere «vale esattamente quanto vale quello di chiunque altro all’interno del Movimento», afferma in una intervista alla Stampa Vacciano. Nel voto a Grasso non c’è stata, sottolinea, «nessuna pressione esterna». Ora «mi piacerebbe che ci fosse anche la possibilità di un confronto in rete» sulla opportunità di dimettersi o meno. “Confessa” anche un altro senatore, il siciliano Fabrizio Bocchino: «L’ho fatto per una questione etica. Ora sono confuso, aiutatemi a capire…».

Grillo è infuriato e la rete divisa. Sul suo blog ci sono gli integralisti che scrivono: «Con il vostro voto inutile avete resuscitato il cadavere Bersani. Dimissioni immediate per i 12 traditori. Forza Beppe resisti», scrive  Giovanni M. e come lui altri che approvano il diktat di Grillo: chi ha votato per Grasso deve lasciare il Movimento, in nome della coerenza. Ma c’è pure chi prende le distanze dai toni da ultimatum di Grillo e con ironia e rabbia scrive: «Beppe che fai, li cacci?”. Lele De Bonis scrive: «Ho votato 5 stelle con la speranza che venisse aperto una sorta di vaso di Pandora riguardo il sistema politico italiano. Ultimamente però non riesco più a capire la direzione che esso sta prendendo». Caro Beppe, aggiunge, «sei riuscito a condensare tanta rabbia in una possibile rivoluzione pacifica. Non buttare tutto nel cesso, l’intolleranza non ha mai portato a nulla di buono». Preoccupata Emanuela M.: «Questi toni da caccia alle streghe non sono la nuova politica. No a epurazioni o espulsioni». La sensazione che Grillo stia perdendo il controllo sui suoi parlamentari e sulla base è palpabile. Come dimotra il “giallo” dei commenti fatti sparire dal suo blog. Dopo il post sul voto al Senato per Grasso, Beppe Grillo si è trovato a dover fermare lo tsunami dei commenti negativi sul suo sito internet, tutti molti critici sui toni dal lui usati. Dire che regna il caos è dire poco.

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