La destra non ha bisogno di un nuovo leader, ma di nuova credibilità

25 Mar 2013 14:34 - di Marcello De Angelis

Per decenni la destra è stata accusata di leaderismo, di avere il culto del Capo, della gerarchia e della disciplina. Questo veniva descritto con tratti caricaturali e indicato come la prova che la destra non avesse nel proprio Dna  i geni della democrazia. Adesso, invece, tutti quelli che di destra non sono, ci dicono che dobbiamo trovare un nuovo leader. Il leader poi dovrebbe incarnare la destra che piacerebbe a loro e raccogliere i consensi intorno a sé. Sempre che sopravviva alla competizione gladatoria con gli altri aspiranti leader. Una prospettiva che potrebbe realizzarsi  in tempi incalcolabili o mai. In realtà il successo grillino ci ha dato una lezione anche su questo aspetto non irrilevante della vita politica. A essere onesti di lezioni da apprendere dall’incidente 5stelle ce ne sarebbero numerose, ma nessuno sembra avere tempo per le analisi e ci si illude che si possa disinnescare rivoltandogli contro le sue stesse armi (anche loro sono semianalfabeti, anche loro taroccano le lauree, anche loro mangiano la spigola alla mensa dei parlamentari e altre simili idiozie). Casaleggio ha dimostrato invece – oltre ogni possibile dubbio – che l’era dei leader è tramontata, che i capi oggi non sono che testimonial o frontman/woman. E’ così vero che lui se ne è preso uno tramite un’agenzia di casting, gli ha detto cosa dire, gli ha scritto i discorsi e si è preoccupato di fare quello che sa fare meglio e cioè il web-marketing del suo prodotto. Grillo è il tizio che nella pubblicità del detersivo dice che non scambierebbe il suo fustino per due della concorrenza, insomma. Casaleggio ha purtroppo anche dimostrato una cosa che noi non dobbiamo assolutamente prendere ad esempio e cioè che i contenuti non contano, che le proposte non devono necessariamente essere serie o credibili e che l’importante è vincere le elezioni e al resto ci si pensa dopo (assioma che condivide purtroppo con Bersani). Ha portato inoltre al parossismo la dimensione già non molto gradevole del partito-padronale e dell’eterogenesi dei fini della discesa (salita, caduta o levitazione che dir si voglia) in politica. Quindi, il nostro problema non è trovare un Renzi, ma nemmeno un Grillo. Il nostro problema è spiegare prima a noi stessi e poi a tutti gli altri che cosa sia questa benedetta destra di cui tanto si parla ma che ognuno pensa che sia una cosa diversa. Come la famosa storia dei tizi che entrano in una stanza buia e c’è un elefante e uscendo uno dice che assomiglia a un albero, il secondo a un serpente, il terzo a una foglia immensa e il quarto non posso scriverlo. Avere le idee chiare e saperle spiegare agli altri, diceva Pericle. Ma concludeva anche che per essere credibili bisogna essere irreprensibili. E qui le cose si complicano.

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