Il trappolone di Grillo: con i “mi piace” e le password scegli pure il Quirinale

30 Mar 2013 19:04 - di Girolamo Fragalà

Dalla grande battaglia per il presidenzialismo alla scelta del Capo dello Stato mediante un click al computer, quasi come il “mi piace” di Facebook o le faccine gialle sorridenti che si aggiungono alla fine dei messaggi in chat. Non è un nuovo sistema di voto e nemmeno una riforma costituzionale, è solo un’altra tappa di quella che qualcuno – senza nemmeno arrossire – si ostina ancora a definire la rivoluzione dei Cinquestelle. La notizia, diffusa via internet, metterebbe in contropiede Che Guevara e farebbe impallidire Robespierre: «Il M5S – scrive in modo solenne Beppe Grillo sul suo blog – voterà on line per il presidente della Repubblica nei prossimi giorni. Il suo nome sarà presentato in Parlamento. La proposta dei candidati verrà effettuata da tutti coloro abilitati al voto l’11 aprile, la votazione successiva sui primi 10 candidati selezionati si terrà sul sito». Ci sono anche le istruzioni: per partecipare l’iscritto dovrà accedere alla pagina di votazione indicata con la propria email e password. Il sistema di votazione sarà linkato da un’email inviata a tutti gli aventi diritto e sarà linkata anche all’interno della pagina personale. Dal mondo virtuale alla politica virtuale, fino a giungere alla scelta virtuale per eleggere il Capo dello Stato. La trappola per gli elettori è bell’e servita: si sentono tutti partecipi di una svolta senza sapere che – come tutte le altre cose dell’universo grillino – è una svolta virtuale e come al solito senza un minimo di contenuto. E guai a farglielo notare, si corre qualche rischio, perché sull’ex comico non si può fare ironia e non si possono nemmeno raccontare le indiscrezioni (quelle che, per anni, hanno fatto la fortuna degli anti-Cav e quindi anche dei grillini). Non a caso, in un post sul sito del leader, i capigruppo Vito Crimi e Roberta Lombardi tornano ad attaccare le agenzie di stampa che hanno pubblicato un virgolettato pronunciato da Crimi in una riunione a Montecitorio dov’era stata usata la parola “pseudo tecnici”: «Ci chiediamo come il giornalista possa aver sentito utilizzare questa parola, visto che il piano è riservato al gruppo e la stanza era chiusa». Ergo, il giornalista ha origliato. È plausibile che l’abbia fatto, com’è altrettanto plausibile che qualche fedelissimo grillino abbia spifferato il dietro le quinte. Per scoprire la verità un metodo c’è: si chieda al popolo cinquestelle di votare al computer qual è la versione più credibile, quella che ottiene più click diventa la Verità. Sarebbe l’ennesima rivoluzione dei grillini.

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