Bersani teme l’umiliazione delle forche caudine. Può salvarsi solo se si libera del Grillo parlante

22 Mar 2013 19:24 - di Francesco Signoretta

Il regalo prepasquale l’ha avuto, lo sfizio se l’è tolto, ha ricevuto l’incarico. Ma ora Bersani sarà costretto a una scelta: o si umilia elemosinando l’aiuto “stellare” oppure decide di avere uno scatto d’orgoglio che lo porti sulla strada del Pdl. Per adesso, se non imprime un’inversione di rotta, si trova in una situazione che – come i romani di fronte ai sanniti di Gaio Ponzio Telesino –  finirà per costringerlo a transitare sotto le forche caudine che grillini, mercati finanziari ed Europa hanno eretto per costringerlo ad abbassare la testa. Il rischio è di diventare un premier costretto a scendere quotidianamente a patti. A patti con i grillini, che gli impongono il loro punto di vista senza peraltro garantirgli il sostegno;  a patti con la Cgil, che vorrebbe realizzare una cospicua patrimoniale, facendola passare come una moderna lotta di classe; a patti con la grande finanza, che invece teme la tassazione dei capitali; a patti con l’Europa guidata dalla Germania, che brandisce in mano la scure dello spread;, a patti con le società di rating, a cui deve fornire assicurazioni per non incorrere in nuove bocciature. Con tutti questi condizionamenti è evidente che anche se riuscirà (cosa molto improbabile) a fare il governo, alla fine conterà poco o nulla. E le  riforme  non arriveranno o saranno realizzate in modo da essere ininfluenti. Questo stato delle cose è insito nelle stesse premesse di questo conferimento del mandato da parte di Napolitano. Perché Bersani vuole governare a qualsiasi costo e lo ha detto a più riprese, ingoiando pure le offese di Grillo, essere chiamato “morto che parla” non fa piacere a nessuno.  Ma al leader del centrosinistra interessa la poltrona, che vuole anche a costo di sottoporsi periodicamente alla tortura delle forche caudine. E pensare che sarebbe bastato un po’ di coraggio in più per poter riformare il Paese e mettere su un governo degno di questo nome. Berlusconi gliel’ha suggerito subito dopo le elezioni: un esecutivo con un largo sostegno parlamentare per abbassare le tasse, tagliare le unghie alla burocrazia, depennare l’Imu sulla prima casa, abbattere i costi per le imprese che assumono, restituire a chi vanta crediti nei confronti della pubblica amministrazione tutto quello che gli spetta. È ancora in tempo per cambiare idea, lasciando Grillo ai grillini e la Cgil alle manifestazioni di piazza. Per aprire una nuova stagione politica occorre cambiare rotta. Altrimenti si rischia di finire come la nave “Concordia”. Con una differenza: a Bersani sarà impossibile mimetizzarsi su una scialuppa di salvataggio.

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