Storace e Berlusconi siglano il patto coi cittadini: mai più tagli alla sanità del Lazio

20 Feb 2013 18:39 - di Antonio Pannullo

In un clima di grande ottimismo e anche un po’ di emozione, al Regina Elena di Roma Silvio Berlusconi e il candidato a governatore del Lazio Francesco Storace hanno siglato un patto con i cittadini del Lazio per dire no al commissariamento sulla sanità. Un vero e proprio contratto, firmato per garantire a livello nazionale la promessa dello stop al commissariamento. «Caro Silvio – ha detto Storace – questo contratto testimonia che da parte nostra c’è la responsabilità e questa è una grande conquista. Fu il governo Prodi a commissariare il Lazio e questo ha comportato tagli indiscriminati e l’ultimo commissariamento è stato devastante perché per Bondi e Monti le persone sono numeri. Per noi no. Oggi dobbiamo ricominciare ridando piena sovranità alla Regione in materia di sanità». «Dai sondaggi emerge che la gente è scontenta – ha commentato Berlusconi – e sente che lo Stato è inadeguato. L’ultimo anno poi, con un governo non eletto, ha peggiorato il rapporto con i cittadini e questo vale anche per l’assistenza sanitaria. Ora sentiamo il bisogno di una profonda revisione di tutto, collaborando con le Regioni. Per questo ci siamo impegnati in questo accordo con Storace». L’accordo prevede diversi punti: dallo stop al commissariamento a una specifica regolamentazione per il turn over, dallo sblocco dei crediti per le imprese fornitrici alla realizzazione di un modello virtuoso tra strutture ospedaliere pubbliche e private premiando meritocrazia ed efficienza. Si legge, tra l’altro: «In caso di vittoria della coalizione di centrodestra alle elezioni politiche e regionali del Lazio Silvio Berlusconi si impegna a identificare specifici strumenti economici diversi dal commissariamento che garantiscano piena sovranità alla Regione in materia; a rivedere le ripartizioni del fondo sanitario nazionale in maniera da tener conto delle specificità di Roma della Regione Lazio nell’ambito delle esigenze sanitarie nazionali e internazionali; a sbloccare i crediti riconoscendo le ragioni creditarie alle imprese fornitrici di beni servizi alla Regione Lazio». Il contratto si conclude poi con l’impegno a sviluppare un modello virtuoso con il pieno recupero di tutte le sinergie tra enti erogatori, siano essi pubblici, privati accreditati e privati, premiando meritocrazia ed efficienza. In merito al preteso deficit della sanità laziale, Storace ha chiarito: «Chiediamo la possibilità di rifare i conti. Si scoprirà che il debito è artefatto. La salute è un diritto e non un debito. Nel 2005 io ho governato quattro mesi mentre Marrazzo otto. Sono molto contento di questo documento che abbiamo approvato – ha aggiunto – anche perché c’è un riconoscimento delle ragioni della spesa sanitaria del Lazio. Ci sono strutture che stanno nel Lazio ma non le ha decise la Regione. Penso agli ospedali classificati, i policlinici universitari cioè c’è una realtà che prescinde dalla programmazione sanitaria regionale». Storace ha poi concluso tra gli applausi: «Il popolo si riprende lo scettro che spetta al sovrano vero, che non devono essere più i poteri forti, la Germania, gli eurocrati, le banche, a decidere il nostro futuro. Senza Monti, e pure senza Casini e Fini la partita dell’Italia si fa limpida. Ora davvero ci si può credere».

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