Ma in fondo che cosa gli costa ammettere che Berlusconi aveva ragione?

28 Feb 2013 19:39 - di Francesco Signoretta

Se l’arte di vincere la si impara dalle sconfitte, c’è tutto un mondo politico e politicizzato che non riuscirà mai a spuntarla, se non con la prevaricazione. Anche al più ingenuo degli italiani è sorto quantomeno un dubbio sulla nuova ondata di inchieste su Berlusconi, giunte poche ore dopo una campagna elettorale che ha lasciato di stucco tutti coloro che si erano illusi di uscirne da trionfatori. Quel mondo politico e politicizzato non ha capito che l’azione delle toghe ha perso credibilità e che il guerriero (come il Cav è soprannominato sul web) non si abbatte con una stagione infinita di fango, sospetti e veleni. Il leader del centrodestra ha avuto ragione in Italia – e lo dimostrano i risultati elettorali – ma ha avuto ragione anche all’estero, proprio dove veniva maggiormente colpito alla schiena. In Italia perché il grande sconfitto è stato Monti e la sua agenda, un’agenda che Berlusconi aveva praticamente stracciato in mille pezzi. All’estero perché ora chiunque sostiene quel che sosteneva lo stesso Berlusconi, e cioè che le politiche del rigore imposte dalla Germania producono solo disastri, Ultimi segnali da Parigi, ormai in grandi difficoltà perché la crisi del debito sovrano sta mettendo al muro le banche francesi e la stretta economica  sta provocando un cambiamento radicale e doloroso. Hollande, in particolare, sta dimostrando tutta l’inconcludenza delle sue politiche economiche e – di fronte al crollo – adesso chiede la svalutazione dell’euro. Intanto i problemi strutturali mordono. il business delle aziende diminuisce  e i costi aumentano, con contributi elevati  e una regolamentazione del mercato del lavoro che rasenta l’ingessatura. E i sacrifici non pagano. Così sono in molti a pensare che forse il Cavaliere, quando si opponeva alla Merkel e a Sarkozy, non aveva tutti i torti. Invece si cercò di isolarlo in Europa, lo si attaccò sui mercati, con tentativi di metterlo addirittura alla berlina, mentre lo spread  veniva pilotato in modo da raggiungere i 570 punti base. Oggi, però, dopo le elezioni italiane il vento è cambiato. Con la crisi che è diventata più aspra e rischia di investire tutti, i sacrifici sono diventati un onere insopportabile. Gli italiani non ci stanno a fare la fine di greci, irlandesi e  portoghesi e reclamano più sviluppo e più lavoro. C’è una strada per uscirne ed è quella indicata da Berlusconi: meno tasse e più risorse per la crescita. E chi se ne frega se la Merkel si opporrà ancora. Ha sponsorizzato Monti e ha perso, poi ha puntato su Bersani e non gli ha portato fortuna. Magari adesso spera nelle toghe. Con un incubo: che il guerriero trasformi la Merkel da lady di ferro in lady di plastica e la Germania in un colosso d’argilla. Come ha fatto con Monti, con i centristi e con Bersani, passando per Di Pietro e Ingroia.

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