Dal rugby italiano una lezione di vita: c’è ancora chi lotta fino in fondo

4 Feb 2013 18:35 - di Valerio Pugi

Nel giorno in cui Mario Monti ha ripreso in mano i panni da presidente del Consiglio e si è recato all’Eliseo per l’incontro col presidente francese François Hollande, confermando una sintonia da “coppia di fatto” sul bilancio della Ue per il 2014-2020, a Roma gli azzurri del rugby hanno strapazzato i cugini francesi, vicecampioni del mondo. Un’impresa, quella di domenica allo stadio Olimpico per il Torneo Sei Nazioni, che di politico non ha nulla, e infatti i commenti, gli auguri e le congratulazioni sono giunti quasi esclusivamente dal mondo sportivo. Con l’eccezione del primo cittadino della capitale, padrone di casa nel match che rimarrà nella storia: «È stata una partita veramente splendida – ha dichiarato Gianni Alemanno – Credo che il filmato degli ultimi dieci minuti sarebbe da far vedere nelle scuole per come i nostri gladiatori hanno difeso la linea di meta. È un messaggio che i giocatori hanno mandato a tutti i giovani. Eravamo dati per sconfitti ma l’Italia ce l’ha fatta. Questa partita – ha proseguito – è un esempio per tutti perché lo sport è una scuola di vita fondamentale. C’è la voglia di battersi, indubbiamente, ma anche di rappresentare valori, come la lealtà, l’amicizia, l’unione». Alemanno ha sempre creduto nel rugby, tanto da insistere, in occasione della presentazione del torneo, perché la partita si svolgesse all’Olimpico: «Ormai è consolidato che il Flaminio non basta più. Ci vuole l’Olimpico per il rugby italiano e questa per noi è una grande soddisfazione». Una vittoria dunque che rimarrà negli annali, come quando gli azzurri nel 1997 andarono a prendersi la Coppa Europa a Grenoble, in casa dei rivali, guadagnandosi in pratica l’accesso a quello che prima si chiamava Torneo Cinque Nazioni, o come il clamoroso successo d’esordio nel torneo, al primo match in assoluto, quello del 2000 al Flaminio contro i campioni in carica della Scozia. Il 23-18 di domenica dimostra che il 22-21 di due anni fa, sempre a spese dei “Coqs”, non rimarrà un episodio e conferma i progressi evidenziati dagli azzurri a novembre, quando tennero testa per un’ora ai leggendari All Blacks, dopo aver battuto Tonga, e poi dovettero piegarsi ad un’Australia che ancora non si capacita di come abbia fatto ad imporsi. Questa che Brunel ha trasformato è l’Italrugby forse più bella di sempre, che gioca a viso aperto e si diverte ad andare in campo e manovrare l’ovale alla mano.

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