Buffon, da fascista per caso a montiano “per casa”. Ma stavolta il portierone azzurro è uscito a vuoto

16 Feb 2013 10:09 - di Luca Maurelli

Sentire il bisogno di divulgare il contenuto di una mail privata non è esattamente un segnale di grande sicurezza offerto dal professor Monti. Come un bambino con le figurine Panini, il premier ieri ha annunciato agli italiani che lui “Buffon ce l’ha”, visto che il portiere della nazionale gli ha manifestato il proprio sostegno incondizionato in una lettera personale, talmente personale che lui se l’è giocata subito nella campagna elettorale. Ma siamo sicuri che la figurina del portierone azzurro aiuterà davvero il premier e la sua armata centrista? Di sicuro Buffon la politica la annusa da tempo, tra allusioni, metafore e qualche incidente di percorso, tutto rigorosamente a destra; ma quel curriculum non è proprio adattissimo a uno schieramento montiano incardinato sugli anti-fascismi militanti di Casini e, recentemente, di Fini. Di Buffon si ricordano alcuni aneddoti emblematici che negli anni scorsi lo fecero incorrere negli strali dei media “politically correct” di sinistra. Parlando di calcio scommesse, il titolare della Nazionale lo scorso anno s’era lasciato scappare una frase ardita, per i benpensanti: «Siamo sempre l’Italia di piazzale Loreto, basta un nome in prima pagina e tutto viene infangato». Piazzale Loreto, dunque. Ma Buffon, qualche anno prima, era stato al centro di un “giallo” anche per una maglietta con il numero 88 in cui qualcuno aveva visto un richiamo al saluto nazista “Heil Hitler”, scatenando l’indignazione della comunità ebraica romana. Poi arrivò la canottiera vergata di suo pugno con la scritta “Boia chi molla”, lo slogan della rivolta di Reggio Calabria del 1970. Anche qui, polemiche, interrogazioni parlamentari e una super multa inflitta al numero uno della Juventus. Ma non finisce qui.  Nel 2004 al Circo Massimo, durante i festeggiamenti per la vittoria del mondiale, Buffon fu immortalato con le mani appoggiate su una balaustra, in posa, sullo striscione “Fieri di essere italiani”, sul quale in basso a sinistra era ben visibile (come documenta la nostra foto) una croce celtica di indubbia ispirazione. Dopo qualche mese i suoi tifosi lo accolsero con un coretto ritmato,  “Camerata Buffon”, ricevendone in cambio un saluto. Va precisato che si tratta di interpretazioni date dai giornali a vicende non certo cristalline. Il diretto interessato ha sempre negato qualsiasi matrice politica dietro quegli episodi e non ha mai manifestato esplicitamente un proprio pensiero politico, tantomeno di destra. Ma gli indizi restano, come per la Vezzali, che sembrava a tutti una “berlusconiana” militante e si è invece scoperta  “montiana” e candidata. Di sicuro un nesso politico tra Buffon e Monti c’è: il legame tra loro si chiama Imu, l’imposta sul patrimonio immobiliare. Quello del portiere della Nazionale è sconfinato e lo ha costretto a pagare all’erario una cifra superiore ai 120mila euro. Ecco perché, dopo essersi dissanguato per una giusta causa, Buffon potrebbe aver deciso di capitalizzare al massimo il sacrificio economico “salendo” di fatto, in politica, accanto al suo esattore. Con la speranza di passare, a breve, dalla difesa dei pali a quella dei Palazzi.

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