Siamo destinati a soffrire ancora: per Bankitalia il Pil cala più del previsto. “Grazie”… ai professori

18 Gen 2013 16:48 - di Antonella Ambrosioni

Cattive notizie da via Nazionale. La Banca d’Italia rivede in peggio le sue previsioni sul Pil del 2013, che scenderà dell’1% e non dello 0,2 a Banca d’Italia, come era stato stimato in precedenza. Da via Nazionale spiegano il ribasso delle stime con «il peggioramento del contesto internazionale e del protrarsi della debolezza dell’attività nei mesi più recenti». Nel dettaglio, i tecnici di Bankitalia  attribuiscono questo calo principalmente a due fattori ben noti: il balzo dello spread, iniziato nel luglio 2011, e le manovre correttive introdettte dal governo dei Professori per evitare «un incontrollato peggioramento». Il caro spread e il successivo aumento del costo del denaro hanno provocato in particolare l’abbattimento di un punto di Pil, mentre un altro punto lo hanno eroso proprio le manovre. Cielo molto nuvoloso, perché il Pil dell’Italia tornerà in crescita solo nella seconda metà del 2013, anno in cui il Pil chiuderà comunque in calo dell’1%, e solo nel 2014 il prodotto interno lordo sarà lievemente positivo (+0,7%). Magra, magrissima consolazione. La svolta, secondo Via Nazionale, «sarebbe possibile dalla graduale ripresa degli investimenti, a seguito della normalizzazione delle condizioni di finanziamento, del recupero della domanda e del clima di fiducia». Non siamo messi bene, tanto più che anche sul fronte dell’occupazione il piatto piange: «Si ridurrà quest’anno (quasi l’1%) e ristagnerà nel successivo. Il tasso di disoccupazione aumenterà, riflettendo anche l’incremento delle persone in cerca di lavoro toccando il picco del 12% nel 2014». Nel 2012, il tasso di disoccupazione dell’intera popolazione é invece «salito al 10,6 per cento nella media del terzo trimestre e, secondo i dati mensili provvisori più recenti, all’11,1% in novembre». Gli effetti della recessione, spiegano da via Nazionale, «non si sono finora riflessi in una caduta dell’occupazione, ma hanno determinato soprattutto un maggiore ricorso alla cassa integrazione guadagni e un aumento delle persone in cerca di lavoro che ha spinto verso l’alto il tasso di disoccupazione, in particolare quello giovanile». Il Bollettino di Bankitalia fornisce cattive notizie anche per quanto riguarda le condizioni del credito in Italia, che «restano tese» e i tassi per i finanziamenti a imprese e famiglie sono ancora più elevati rispetto agli altri Paesi europei come la Germania di oltre 1 punto percentuale. «L’offerta di credito – si legge- resta frenata dall’elevato rischio percepito dagli intermediari, in relazione agli effetti della recessione sui bilanci delle imprese». Anche le famiglie battono la ritirata: nettamente in calo, quest’anno, anche il reddito reale delle famiglie, sceso del 4,1%, mentre per il 2013 ci dovremmo attestare a -1,9 per cento. Le previsioni? Neanche a dirlo. Colpite dal calo del reddito e pessimiste sul futuro, le famiglie italiane ridurranno i propri consumi «anche nei prossimi mesi», riflettendosi sui comportamenti di consumo che dovrebbero quindi restare «depressi».

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