Santoro replica alle critiche: non sono l’addetto stampa di Bersani

18 Gen 2013 10:48 - di Redazione

Torna dopo una settimana, Michele Santoro e ne ha per tutti. Soprattutto per quelli che l’hanno criticato per avere risuscitato Silvio Berlusconi sacrificando l’ortodossia ideologica per il suo narcisismo da share. Primo obiettivo Grillo dopo che la puntata è iniziata sulle note della Canzone del Piave: “Il generale Giuseppe Pound detto Grillo, che – sottolinea Santoro – pretende che io mi debba liberare dei soldi che lui ha guadagnato con la orribile tv e con gli sponsor che io non ho mai avuto e dice che non è Berlusconi che è andato ospite da Santoro, ma Santoro che è andato ospite da Berlusconi. Diciamo che è vero, così andrò ospite da Grillo magari in una piazza e lui, che fa fatica a sostenere il contraddittorio, non avrà paura”. Quindi  l’affondo contro i “fanti sul Piave dei giornali di destra e di sinistra che per la prima volta hanno atto gli stessi titoli: Berlusconi ha stravinto. “Ai fanti di destra dico: io sono fesso, ma voi lo siete molto di più, perché per tanto tempo ci avete boicottato. Ma se siamo riusciti a fare su La7 il 33,5%, se rimanevamo su Rai2 avremmo fatto il 90% e Berlusconi avrebbe già vinto le elezioni, invece ci hanno fatto chiudere”. Poi Santoro ne ha anche per i “fanti di sinistra: ci avete sempre accusato di fare il gioco di Berlusconi per essere troppo antiberlusconiani, stavolta ciaccusano di aver tradito l’antiberlusconismo. Ma non era morto? A un sacco di nostri colleghi arditi con la penna rossa e blu dico: se potessi far nascere un supergiornalista, un Rambo, siete sicuri che porterebbe a casa un risultato diverso? E se non ci riesce cosa fa, ammazza Berlusconi? Io considero invece un trionfo di civiltà e democrazia che Berlusconi sia entrato in questo studio senza ricevere un solo insulto. E c’é chi dice che dovevamo dire a Berlusconi di non venire: così avremmo certificato che non siamo giornalisti, ma addetti stampa di un’altra B”. Respinte al mittente anche le critiche di aver concordato regole con lo staff di Berlusconi: “La regola era una sola: si parla di tutto senza censure, ma senza entrare nelle dinamiche processuali. Non si tratta di patti segreti ma di regole che si devono comunemente seguire. Ma Repubblica scrive che nella battaglia c’é stato un compromesso e che ci siamo venduti. Così finalmente Roberto Saviano capisce che c’é il fango di destra ma anche il fango di sinistra”.

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