Per il Professore arriva la bocciatura bipartisan

3 Gen 2013 18:10 - di Redattore 92

Dagli elogi bipartisan di pochi mesi fa alla pioggia di critiche delle ultime ore. È la sorte di Mario Monti che, nella foga della campagna elettorale ha perso l’aplomb da cattedratico per attaccare destra e sinistra: dall’ironia “sulla statura accademica di Brunetta” alla necessità di silenziare le ali estreme della sinistra come Vendola e Fassina.

La replica di Renato Brunetta non si è fatta attendere, L’ex ministro della Pubblica amministrazione affida a Twitter tre “cinquettii” al vetriolo: «Con le sue parole il prof. Monti svela la sua natura più profonda, che è quella del tecnocrate autoritario, disinformato e pasticcione». E ancora: «Tutto mi divide sul piano dei contenuti da Stefano Fassina, ma farò ogni sforzo perché nessuno possa ridurre lui o altri al silenzio». E un’ora più tardi: «Intimare il silenzio a qualcuno mentre si ricopre il ruolo del capo del governo ci riporta a tempi bui e dolorosi».  In difesa del  inistro del suo governo interviene anche Silvio Berlusconi: «Gli attacchi a Brunetta sono stati meschini e inaccettabili». Duro anche Fabrizio Cicchitto: «Sembra che al senatore Monti la politica abbia dato alla testa». Mentre Massimo Corsaro, esponente e fondatore di Fratelli d’Italia si chiede: «Ma il bocconiano paladino del liberalismo Mario Monti è lo stesso che vorrebbe in modo assai poco liberale ‘silenziare’ il pensiero altrui, quello della Cgil, di Fassina e di Brunetta in primis? Alla faccia della sobrietà e dell’equidistanza».  La risposta del Pd è invece affidata al sito internet del partito. Sulla colonna sonora affidata a Ninì Rosso che con la sua tromba suona “Il silenzio” campeggia il titolo “Il gioco del silenzio”.  «Deve essere una legge dell’elettorale contrappasso – è scritto sul sito Democrat – quella che porta anche insospettabili liberali liberisti libertari a chiedere – nel corso di continue e massicce incursioni radiotelevisive – di silenziare qualcun altro.  Quantomeno anche qui si creerebbe un problema di spread, quello che intercorre tra il dire e il fare».

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