Monti, Fini e Casini: un trio dove ognuno gioca per sé

5 Gen 2013 11:56 - di Redattore 54

Il battesimo del movimento civico di Mario Monti è gravido di incognite, che i commentatori impietosi non hanno mancato di sottolineare. Tutti o quasi hanno evidenziato il fatto che Casini e Fini vengono trattati come scomodi compagni di viaggio, non alleati ma “fiancheggiatori” che è bene si tengano alla larga dal carisma accademico del premier uscente e dei suoi candidati presi dalla società civile. Del resto la distanza tra Monti e la politica nelle sue declinazioni classiche il professore l’ha rimarcata nel salotto di Lilli Gruber: “Non ho passione per la politica, non farò comizi né andrò nelle piazze, ho già forzato abbastanza la mia natura”.

Il Corriere, in un commento di Francesco Verderami, fotografa così la situazione: “È nata l’alleanza di Monti, Casini e Fini, ed è iniziata la competizione tra Monti, Casini e Fini”, costretti, questi ultimi, a una gara interna che non sarà senza conseguenze. Ed è Il Messaggero a mettere in rilievo l’irritazione di Casini: “Resta il sospetto – scrive Marco Conti – che il professore abbia in quetso modo assecondato sia coloro che non volevano ritrovarsi in lista con il cofondatore del Pdl Fini sia coloro che non volevano misurare i curriculum accademici con quelli politici”. Unità al Senato e competizione alla Camera quindi, tanto più se, come sembra, Casini e Fini metteranno anche i loro nomi nelle liste Udc e Fli.

Anche il criterio voluto da Monti di escludere dalle liste i parlamentari con più di tre legislature alle spalle è la prova di un atteggiamento di diffidenza verso la classe politica che il professore vuole usare come fattore per intercettare il voto dei delusi. Agli alleati tenuti a distanza ha concesso la possibilità di due deroghe grazie alle quali Casini e Fini potranno “ripescare”, oltre a loro stessi, Buttiglione e Bocchino.

Si scatenano intanto i sondaggisti. Renato Mannheimer quota il centro di Monti al 15% ma, avverte su Affaritaliani.it, il Pdl si avvicina al 20%. Un terreno sul quale si gioca una partita insidiosa per Monti: non è un mistero infatti che Berlusconi punti a superare i voti del professore. Sarebbe per lui la chiave per poter dire in futuro che solo attorno alla sua figura i moderati possono essere riuniti.

 

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