La tragedia di Missoni, dall’incubo di Tito a quello di Los Roques

8 Gen 2013 13:23 - di

Dall’incubo delle fosse comuni di Tito al terrore del mare che potrebbe aver inghiottito il corpo del figlio Vittorio, disperso da venerdì nelle acque di Los Roques. La storia di Ottavio Missioni è fatta di grandi successi ma anche di enormi tragedie personali ed è particolarmente cara alla comunità di destra. Missoni, infatti, non è solo il fondatore della grande maison di moda, fiore all’occhiello del made in Italy (oltre ad essere stato in gioventù un’icona dello sport come atleta olimpico) ma è anche un simbolo della denuncia dei crimini commessi dal regime di Tito nei confronti degli italiani. Una battaglia da sempre portata avanti dalla destra, fin dai tempi del Msi, e spesso “oscurata” dalla sinistra e dai grandi circuiti della comunicazione giornalistica e culturale. Missoni, Da sempre è impegnato a mantenere il ricordo della diaspora giuliano-dalmata, una pagina di storia dell’Italia ancora aperta, che non deve essere dimenticata per rafforzare in senso moderno e costruttivo i rapporti tra i giuliano-dalmati nel mondo e la terra d’origine, per dare solide fondamenta alla memoria collettiva e per consegnarla alle nuove generazioni. È una delle oltre 350mila vittime della tragedia, anche se nel periodo oscuro delle Foibe era prigioniero in Africa dove aveva combattuto nella battaglia di El Alamein, per fare rientro in Italia alla fine del 1946. La sua storia è nota a tutto il mondo della destra. “Io sono nato a Ragusa, l’odierna Dubrovnik – ha raccontato più volte Missoni – sono vissuto a Zara, dove non c’erano foibe ma il mare e dove i bombardamenti hanno provocato quattromila vittime. La presenza del mare non è stata una positività poiché l’assenza delle foibe non ha reso la vita migliore a coloro che sono stati gettati nelle acque gelide con dei sassi al collo: morirono circa mille persone. Ci definiscono profughi, esuli, ma a differenza degli emigranti che girano il mondo per poi tornare nella propria terra di origine, per ritrovare gli amici e i luoghi d’infanzia, noi non abbiamo un posto in cui tornare perché Zara per noi non esiste più, resta solo nei nostri ricordi”. Ha affidato le sue memorie al libro Una vita sul filo di lana http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/libro/4745_una_vita_sul_filo_di_lana_missoni_scandaletti.html

 

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