La Procura conferma: Alemanno estraneo all’inchiesta sull’appalto sospetto per i filobus

28 Gen 2013 13:09 - di Sandro Forte

E’ stato necessario l’intervento della Procura di Roma per porre un argine alla macchina del fango che si stava avventando sul sindaco Gianni Alemanno: egli non è indagato nell’inchiesta sulla tangente da 600 mila euro che avrebbe accompagnato la commessa da 20 milioni di euro per la fornitura di 45 filobus ad una società controllata dal Campidoglio. Gli indagati sono sei: l’ex amministratore delegato di Breda Menarini, Roberto Ceraudo, colui che avrebbe versato la mazzetta, l’imprenditore Edoardo D’Incà Levis, il quale sostiene di aver predisposto il “fondo nero” per la tangente, Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Cola, ex consulente esterno di Finmeccanica, e Marco Iannilli, commercialista di Cola. Risulta indagato anche l’ex ad dell’ente Eur, Riccardo Mancini, destinatario – secondo l’accusa – di una parte della tangente. Ma non il primo cittadino, dunque, che si è sempre dichiarato estraneo alla vicenda. L’impennata alle indagini l’ha data D’Incà Levis parlando del riferimento di Ceraudo alla “segreteria di Alemanno” come destinataria della tangente. Lo stesso Ceraudo ai pm ha precisato che la tangente era rappresentata da “soldi alla politica romana”. Tutto passa attraverso la verifica dell’attendibilità delle dichiarazioni di D’Incà Levis. Sabato Alemanno ha spiegato che «l’amministrazione non poteva avere influenza su questa gara». Di certo è «una situazione che non può riguardare la nostra amministrazione. Il bando di gara venne pubblicato sulla “Gazzetta ufficiale” nel 2008» e quindi «furono altri a farlo, la nostra amministrazione non c’era. Inoltre la presentazione dell’offerta scadeva alle 12 del 28 aprile 2012. Non era neppure cominciato lo scrutinio delle schede. Io non ero ancora stato eletto sindaco di Roma». Edoardo D’Incà Levis, intervistato dal Tg3, ha ammesso di non avere mai conosciuto Alemanno. «Nella trattativa finale – ha riferito l’imprenditore – Ceraudo mi disse: “Abbiamo bisogno di una mazzetta, altrimenti perdiamo la commessa”. Che cosa si fa, che cosa bisogna fare a questo punto? Non è etico dirlo, però molto spesso ci si trova in questa situazione. Per segreteria di Alemanno – ha aggiunto l’ex ad di Breda – io non so cosa intendesse Caraudo… se è una persona vicina ad Alemanno, è piuttosto generico. Io non chiesi, ho imparato sempre a non fare troppe domande. Poteva essere chiunque. Non ho mai incontrato il signor Alemanno. Dice la verità il sindaco quando dichiara che non mi ha mai conosciuto, né mai ho conosciuto le persone vicine ad Alemanno».

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