Mps, assemblea di fuoco. Grillo e Monti uniti nelle accuse contro il Pd

25 Gen 2013 10:10 - di Desiree Ragazzi

È il giorno del redde rationem. Nella giornata in cui gli azionisti del Monte dei Paschi, dopo il crac che ha investito la banca senese si riuniscono in assemblea straordinaria, è arrivato l’attacco di Mario Monti al Pd: «C’entra in questa vicenda» perché «ha sempre avuto molta influenza sulla banca e sulla vita politica» di Siena. Il tecnopremier, ai microfoni di Radio Anch’io ha anche voluto precisare: «Io non sono qui per attaccare Bersani, ma il fenomeno storico della commistione fra banca e politica che va ulteriormente sradicato» perché è una “brutta bestia”. E poi pilatescamente si è tirato fuori dalle polemiche: «Il governo non ha responsabilità, ha la responsabilità di assicurare che il sistema funzioni e di evitare problemi nel sistema bancario italiano, assicurando il buon funzionamento delle autorità indipendenti, e la Banca d’Italia è la prima di esse». Quella di oggi è una giornata durissima per i soci e per i risparmiatori del Monte dei Paschi di Siena. Davanti alla sede di Mps già di prima mattina c’era una grande folla di telecamere e reporter e più di un centinaio i giornalisti accreditati a seguire l’assemblea. Un presidio della Lega Nord e uno delle forze che sostengono la lista Rivoluzione Civile di Ingroia hanno accolto con fischi i soci di Mps. Tantissimi gli slogan e i volantini contro la dirigenza del Monte ma anche contro l’ex sindaco di Siena e candidato del centrosinistra alle prossime elezioni amministrative Franco Ceccuzzi. Ressa all’ingresso all’arrivo di Beppe Grillo che, come aveva annunciato, partecipa all’assemblea in quanto socio (aveva comprato due azioni): «Il caso Mps è peggio di Tangentopoli, di Craxi e Parmalat». L’assemblea degli azionisti del Mps è chiamata a varare il piano di salvataggio che passa attraverso la sottoscrizione degli aiuti di Stato, i cosiddetti Monti Bond. Il presidente Alessandro Profumo, aprendo i lavori, ha indicato la presenza in sala del 52,7 per cento del capitale. Per quanto riguarda la composizione dell’azionariato non risultano cambiamenti tra i grandi soci della banca, ad eccezione di Axa che detiene un 3,2% rispetto al 2,5% che emerge dal sito della Consob. La Fondazione Mps possiede il 34,9%, la famiglia Aleotti il 4% (Finamonte Srl), Unicoop Firenze il 2,7% e JpMorgan il 2,5 per cento. All’ordine del giorno un solo punto, quello per la ricapitalizzazione. Sono previsti comunque numerosi intereventi, tra questi i più attesi sono quelli del presidente della Fondazione, Gabriello Mancini, e quello dell’economista Michele Boldrin che affianca Oscar Giannino in campagna elettorale. Le scintille sono arrivate subito con Grillo che ha lanciato l’allarme di «un buco nei conti di 14 miliardi di euro», chiedendo l’apertura di un’inchiesta. Dichiarazione che ha fatto intervenire il presidente Profumo che gli ha replicato duramente: «Mi dica da dove viene questa indicazione? Qui non c’è nessun buco». Grillo ha poi sparato a zero contro l’ex presidente Abi, Giuseppe Mussari, al timone della banca prima della gestione Profumo-Viola: «Giuseppe Mussari l’ho incontrato una volta e non sa nulla di banche». Un affondo seguito da applausi. «Per dare dividendi – ha accusato – hanno disintegrato uno delle più belle e antiche banche del mondo. Si sono venduti i gioielli e hanno spolpato un’azienda che prima del 1995 aveva un valore. L’azienda – ha detto ancora il leader di M5S – dovrà licenziare migliaia di persone a breve. Deve riscattarsi, ma non lo può fare con questi manager». Non è mancato l’affondo contro Profumo: «Lo conosco, è di Genova come me, faceva il casellante e studiava la notte. Ma ha un curriculum inadatto per questo ruolo perché è indagato per frode fiscale». E dulcis in fundo l’attacco contro il Pd: «Bisogna chiamare i segretari del Pd e chiedergli conto». In un clima rovente non sono mancate le curiosità, come la denuncia del socio Romolo Semplici: «Poco fa mi hanno rubato il tablet. Questa è l’etica che c’è nella banca». La replica di Profumo: «La banca non c’entra. Sono i soci, caso mai…». Il confronto si preannuncia lungo, i soci iscritti a parlare sono 34.

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