Il Vaticano frena sul Prof: la sua “agenda” preoccupa

5 Gen 2013 20:38 - di Desiree Ragazzi

Dopo l’iniziale “benedizione” alla candidatura di Monti, il Vaticano cambia linea. L’agenda del tecnopremier non è rosa e fiori, molti sono i punti che allarmano la Santa Sede. E non sono punti di second’ordine perché in ballo ci sono questioni di primo piano come il lavoro, lo stato sociale, i temi etici, la famiglia. L’appoggio del Vaticano alla prospettiva della candidatura di Monti era stato sancito dopo Natale dall’Osservatore Romano, un sì che era arrivato dopo quello della Cei e di Avvenire. Ma col passare dei giorni l’entusiasmo si è raffreddato. A frenare è anche l’incerta prospettiva del dopo-voto e delle possibili coalizioni di governo. Oltretevere, infatti, c’è chi vede con timore i possibili slittamenti sui temi etici nel caso di un futuro governo a maggioranza di sinistra, anche se in un’alleanza col centro guidato dallo stesso Monti. E così da qualche giorno una dopo l’altra sono arrivate le prese di distanza. Due giorni fa monsignor Rino Fisichella, “ministro” vaticano della Nuova evangelizzazione, ha detto che non c’é «nessun appoggio a Monti» e che «i cattolici sono in tutti i partiti». Quindi il vescovo di Mazara del Vallo Domenico Mogavero ha spiegato che «é un clamoroso errore santificare il governo tecnico». Ieri monsignor Mario Toso, in Vaticano numero due di Giustizia e Pace, ha avvertito che le “agende” dei partiti non devono abbattere lo stato sociale, il diritto al lavoro. Anche il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, ha detto che, se «certamente le tasse non alleggeriscono le situazioni» delle famiglie, «nello stesso tempo, speriamo in prospettiva che questo peso possa alleggerirsi». E infine è stato il vescovo di Parma, monsignor Enrico Solmi, capo della Commissione Cei per la Famiglia e la Vita, ad ammonire che «in Italia non abbiamo ancora fatto una politica familiare adeguata» e che «si deve riscontrare un cambio di mentalità nei progetti politici delle varie parti che stanno entrando in campagna elettorale». Inoltre, per Solmi, «non è possibile che la campagna elettorale metta in una sorta di limbo i temi etici».

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