Grilli: nessun regalo a Mps. E Bersani si “piega” alla commissione d’inchiesta

29 Gen 2013 16:43 - di Antonio Marras

In primis, la difesa: nessun regalo del governo Monti al Monte dei Paschi. Poi  il solito tentativo di ammonire i politici: è pericoloso fare polemiche sulle banche, andateci piano. La principale preoccupazione del ministro dell’Economia Vittorio Grilli, davanti a decine di parlamentari riuniti nelle commissioni Finanze e Tesoro, è stata però anche quella di rimediare alla propria gaffe di qualche giorno fa, quando aveva attaccato Bankitalia su Mps accusandola di scarsi controlli. Uno scontro istituzionale quasi senza precedenti, che ieri Grilli ha liquidato così: «Su Mps Bankitalia ha svolto una intensa attività di vigilanza che ha consentito di individuare e interrompere comportamenti anomali», ha detto il ministro dell’Economia, che poi ha cercato di giustificare il sostegno offerto alla banca senese, circa 4 miliardi di euro di prestito per evitare la sua bancarotta. «I Monti bond non sono un contributo a fondo perduto ma si tratta di un prestito ad un tasso del 9% e incrementato dello 0,5 ogni due esercizi fino al limite massimo del 15%», ha spiegato Vittorio Grilli. «Nel caso delle misure per l’Mps si trattava di limitare i rischi sistemici mettendo al sicuro il risparmio dei correntisti», ha aggiunto il ministro, precisando che non si tratta di interventi «a favore del management, ma a favore dei risparmiatori». Nel merito del “buco” relativo all’acqusizione di Antonveneta e allo scandalo dei derivati, Grilli ha spiegato che «bisogna tenere distinte le responsabilità individuali del management da quelle della banca». In seguito alle ispezioni del 2011, ha detto, “Bankitalia ha avviato una procedura sanzionatoria nei confronti del management del Mps e tale procedura ad oggi è in fase conclusiva”.  Nel suo intervento Grilli ha ribadito le sue rassicurazioni sulla tenuta e la solidità del sistema bancario, “uno dei punti forza riconosciuti dell’Italia”. In Commissione non sono mancati momenti di tensione, tra Tremonti e Casini, poi anche con i duri attacchi del solito Barbato, dell’Idv, al governo Monti. Intanto, a margine dell’assemblea, Pierluigi Bersani s’è piegato alla richiesta del Pdl di una  commissione d’inchiesta su Mps: «Non ho nessun problema, ci vorrebbe una verifica parlamentare sui derivati, su questi meccanismi finanziari. Perché c’è il caso Mps e in più generale l’andamento della finanza. Bisogna vedere come vengono tali meccanismi che vanno messi sotto controlli». Ma chi ha già le idee chiare su come siano andate le cose è Altero Matteoli. «Per noi toscani la vicenda Mps non è una novità, perché da sempre sapevamo che era legata a un partito. Qui c’è un partito che è una banca e una banca che è un partito. Lo abbiamo potuto constatare dai bilanci e dai finanziamenti che sono stati in questa regione e Bersani dovrebbe sbranare i suoi di Siena o qualche suo parlamentare che con Mps ha fatto fortuna», ha detto  l’ex ministro.

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