Il Pdl esce dalle palude: «Modernità e coesione per battere la sinistra»

6 Dic 2012 0:03 - di

Stavolta il calendario è stato rispettato. Nessun forfait all’ultimo momento, nessun passo indietro. Dopo giorni di stop and go, rumors su spacchettamenti e sondaggi, retroscena giornalistici su liste segrete e cene avvelenate, ieri Silvio Berlusconi è sbarcato a Roma per un nuovo vertice con lo stato maggiore del Pdl. Il primo dopo l’incontro avuto domenica scorsa ad Arcore con Angelino Alfano per fare il punto sulle prossime mosse e definire la road map del Cavaliere. Sembra sfumata l’ipotesi della nascita di Forza Italia 2.0, che rischierebbe di disperdere ulteriormente il consenso già assottigliato del Pdl, ci sarebbero passi in avanti verso la rifondazione di un grande movimento di centrodestra alternativo alla sinistra.

La maratona di Palazzo Grazioli
Decine di giornalisti assiepati a via del Plebiscito sotto la grandine hanno atteso l’esito dell’incontro fiume a Palazzo Grazioli iniziato all’ora di pranzo e terminato alle cinque di pomeriggio. Presenti il segretario Alfano, i tre coordinatori del partito, Verdini, La Russa e Bondi, i capigruppo di Camera e Senato, Cicchitto e Gasparri con il vice Quagliariello, e Niccolò Ghedini. Sul tavolo del vertice, aggiornato a oggi, c’era la legge elettorale, che si è nuovamente incagliata per il veto del Pd sul “premietto” di cinquanta seggi stabilito dal testo Quagliariello, e l’election day, su cui Berlusconi non intende fare sconti arrivando a minacciare di staccare la spina al governo Monti. Non a caso per oggi il governo ha in programma di affrontare al Consiglio dei ministri la questione dell’accorpamento delle elezioni regionali e politiche e il decreto legge sull’incandidabilità dei condannati, dalle cui decisione dipende il sostegno futuro del Pdl all’esecutivo tecnico. All’uscita dal vertice (al quale si è affacciata per poco anche l’ex governatrice del Lazio, Renata Polverini alle prese con il sudoku della data delle elezioni regionali e reduce dalla sentenza del Tar che ha respinto il suo ricorso) bocche cucite da tutti i dirigenti.

Un vertice “unitario e costruttivo”
«Parlerà Alfano», dice Ignazio La Russa uscendo da Palazzo Grazioli. «Siamo legati al silenzio», conferma Cicchitto. Non siamo alla quadra finale, oggi Alfano e Berlusconi torneranno a riunirsi per il secondo tempo, ma sicuramente si è strattato di un vertice costruttivo, come lo ha definito il segretario in un lungo comunicato stampa nel quale si parla testualmente di un «rilancio unitario del Pdl» lasciando intendere che non c’è spazio per strappi né frazionamenti. L’incontro – si legge nella nota del segretario – ha avviato «una discussione proficua, in un clima costruttivo, su come rilanciare unitariamente il Pdl. Le diversità, opportunamente convogliate, costituiscono un arricchimento».
Sul tavolo le varie proposte per rilnciare l’iniziativa politica «in prossimità delle impegnative scadenze elettorali. Il progetto di rilancio mira a rafforzare un centrodestra moderno e competitivo, alternativo alla sinistra, per tornare alla guida del Paese. Unità e rilancio. Questo – si legge ancora nella nota di via dell’Umiltà – è l’ambizioso progetto che il Pdl si pone per rappresentare una forza politica in grado di confrontarsi al suo interno ed essere lineare e incisiva in tutte le sue azioni all’esterno».

Si tratta sulla legge elettorale
Spiragli importanti anche sulla riapertura della trattativa sulla riforma elettorale. «È stata scelta una linea costruttiva per una legge che va fatta adottando meccanismi equilibrati» anche per non legittimare la vulgata del Pd che addebita al centrodestra l’ennesimo stop sulla riforma del procellum. Non si è parlato, invece, dell’ipotesi di spacchettamento né del possibile nuovo partito azzurro capitanato da Berlusconi, che al momento non avrebbe ancora deciso se scendere in campo come candidato alla premiership 2013 mentre appare intenzionato a tenere il punto sull’accorpamento delle elezioni regionali con le politiche per il 10 febbraio. Sfumato comunque il progetto di scorporare il Pdl e riproporre vecchie esperienze e vecchie coalizioni superate dai fatti. Sulle primarie nessun passo avanti significativo, i vertici di via dell’Umiltà confermano la necessità di ripartire dal territorio e dalla partecipazione dal basso per non sperperare in mille rivoli l’esperienza del centrodestra. Quanto alle preferenze, su cui come è noto Berlusconi nutre da sempre forti perplessità, Gasparri racconta che «è confermata la formula prevista dal ddl Malan, cioè 2/3 dei seggi assegnati con le preferenze e 1/3 coi listini bloccati».

La soddisfazione di Matteoli
Per Altero Matteoli, che non ha partecipato al vertice, la parola d’ordine resta unità e compattezza per non offrire sponde agli avversari. L’Italia non è di sinistra – dice l’ex ministro – e la coalizione guidata da Bersani vince solo se il centrodestra è diviso. «Per questo motivo – aggiunge – è stato fatto un importante passo in avanti sull’idea di tenere unito il Pdl: non possiamo cercare di ricostituire una coalizione di centrodestra con vecchi partiti e nuovi movimenti se non siamo noi capaci di stare insieme, non saremmo credibili». I paletti sono chiari: prima l’unità e solo dopo la costituzione di un’alleanza di centrodestra, tanto più che l’esito delle primarie ha spostato a sinistra la barra del Pd in vista di un accordo con Vendola.

E c’è chi piccona Berlusconi
In attesa del vertice dei big il dibattito a mezzo stampa è continuato per tutta la mattina. Intervendo a “Radio Uno”, Mario Mauro, capogruppo pidiellino al Parlamento europeo, si dice convinto che Berlusconi debba limitarsi a fare il padre nobile e lasciare acqua alle nuove generazioni. «Silvio Berlusconi ha il grande merito di aver costruito un centrodestra in Italia e di aver tenuto uniti partiti diversi per tanto tempo, ma ora abbiamo bisogno di volti nuovi, non è più lui il leader adeguato». Tempo scaduto per il Cavaliere, «bisogna candidare un volto giovane e che non si porti dietro fardelli di nessun tipo, altrimenti mettiamo a rischio la nostra stessa presenza nel Paese. In Italia al momento – conclude – vedo a sinistra idee sbagliate e a destra idee confuse, ci sono tante scialuppe ma non c’è un cantiere per costruire una nave…».

Corsaro: restiamo in attesa
Massimo Corsaro, da sempre possibilista sull’ipotesi di differenziare i percorsi senza strappi, conferma che l’unità non vuol dire un partito moloch. «Unità vuol dire prima di tutto omogeneità negli obiettivi e nelle modalità di convivenza. Non è detto che marciare divisi determini automaticamente lo sfaldamento del centrodestra. Anzi, nella storia recente ci sono già state fasi in cui soggetti diversi lavoravano fianco a fianco, uniti da intenti condivisi e strategie comuni». Tutti, però, al di là delle provenienze e delle prospettive immediate, sono convinti che non c’è più tempo per galleggiare, occorre una rifondazione che torni ad appassionare alla politica e a entusiasmare i tanti elettori delusi che in questo momento si rifugiano nel partito dell’astensione. Un berlusconiano doc come Maurizio Paniz è convinto che si debba lanciare un messaggio politico nuovo e che il Pdl debba cambiare nome, «io sono molto legato a quello di Forza Italia e comunque sia non farò il salto della quaglia». Per il parlamentare e avvocato «Forza Italia è un brand straordinariamente vincente per “colpire la mente del popolo italiano”». Quanto alla riforma elettorale ha detto che «non è un tema determinante: il problema è quello della qualità delle persone che vengono proposte per l’elezione in Parlamento e altrove: bisogna smettere con le Minetti di turno».

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