C’è chi dice «nein», obbedienza «cieka e assoluten»

11 Dic 2012 0:04 - di Girolamo Fragalà

Piegare la testa per un’obbedienza «cieka, pronta, assoluten» – come quella magistralmente raffigurata da Bonvi nelle Sturmtruppen – può avere anche alcuni vantaggi: assicurarsi una pacca sulle spalle ed essere protetto. C’è chi ha scelto di farlo e chi invece si è rifiutato. Di Berlusconi tutto si può dire tranne che si sia sottomesso ai voleri della Germania, a differenza di altri personaggi che adesso vanno per la maggiore. Molti sostengono che questa decisione di tenere la schiena dritta il Cav l’abbia pagata pesantemente, caduto vittima di un “golpe istituzionale” che – a colpi di spread e di mercato – ha portato al governo tecnico. Sarà un caso, ma la storia si sta ripetendo: non appena Berlusconi ha annunciato il suo ritorno in campo, c’è stato subito chi ha detto «nein». Angela Merkel non ha resistito alla tentazione di sottolineare che con Monti «ha sempre lavorato bene» e che nei suoi confronti «ha grande stima». Il presidente dell’Europarlamento, il tedesco Martin Schulz, era stato più diretto: «Berlusconi è il contrario della stabilità» e il suo ritorno «può essere una minaccia». Lui, come gli hanno suggerito di dire i suoi amici della sinistra nostrana, «fa un gioco politico molto legato ai suoi interessi». Trema il mondo, secondo i quotidiani tedeschi. Viene il sospetto (o meglio, la certezza) che la Germania voglia ancora una volta decidere quale debba essere l’inquilino di Palazzo Chigi, abituata com’è – da un anno a questa parte – a considerarci un Paese a sovranità limitata. E stavolta potrebbe esserci chi dice «no», alla faccia di chi dice «nein», con buona pace delle Sturmtruppen.

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