Regionopoli bipartisan, c’è anche l’Idv

10 Ott 2012 20:42 - di

Regionopoli è ormai un’onda lunga che investe tutti gli enti locali, trasversalmente, colpendo amministratori di tutti i partiti e ruberìe commesse nella gestione dei fondi pubblici dai gruppi politici senza distinzione di etichetta. Se nel Lazio resta coinvolto in “sprecopoli” perfino un integerrimo consigliere dell’Italia dei Valori, anche la questione-mafia fa il suo debutto nella cronaca giudiziaria degli enti locali con l’inchiesta che in Lombardia porta in manette un assessore della giunta Formigoni e infiamma di polemiche la Calabria per lo scioglimento (davvero necessario?) del comune di Reggio, anche qui a causa di infiltrazioni criminali.

Maruccio e i 500mila euro
La giornata di cronache giudiziario-politiche comincia dal Lazio, dove accanto a Fiorito iniziano a stagliarsi anche nuove, sorprendenti figure di “sprecatori” professionisti. L’accusa è pesantissima, degna di Batman: il capogruppo dell’Idv alla Regione Lazio, Vincenzo Salvatore Maruccio, si sarebbe appropriato di fondi destinati al partito. Secondo quanto accertato dai pm di Roma, il politico si sarebbe girato il denaro su propri conti in Italia e ora è indagato per peculato. Gli si contesta di essersi appropriato di una somma tra i 500 e i 700mila euro provenienti dai fondi dell’Italia dei valori, che sarebbero stati trasferiti parte sui conti di Maruccio e parte usati per spese che nulla hanno a che fare con l’attività del gruppo. La Guardia di Finanza nei giorni scorsi ha ricevuto una segnalazione da parte della Banca d’Italia e i magistrati Alberto Caperna e Stefano Pesci hanno disposto gli accertamenti che si sono concretizzati ieri nelle perquisizioni, che riguardano soltanto l’Idv. Maruccio, subito dopo la comunicazione ricevuta, s’è dimesso: «Preferisco affrontare da privato cittadino l’iter processuale certo di dimostrare la mia estraneità».

Infiltrazioni in Lombardia

Ieri c’è stata una nuova visita dei militari delle Fiamme Gialle in Consiglio regionale lombardo per chiedere i rendiconti completi delle spese sostenute dai gruppi Pdl e Lega dal 2008 al 2012. In particolare l’interesse è incentrato sulle spese effettuate da tre consiglieri: Davide Boni (Lega), Franco Nicoli Cristiani e Massimo Buscemi (Pdl). Ma quello era solo un filone marginale, di novità giudiziarie ce ne sono state ben altre. Proprio mentre la Gdf acquisiva i documenti, i carabinieri arrestavano l’assessore alla Casa Domenico Zambetti con l’accusa di voto di scambio e concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti l’uomo politico avrebbe comprato 3mila voti (elezioni 2010), pagando 200mila euro a due esponenti della ’Ndrangheta. Soldi, assunzioni all’Aler, appartamenti e appalti: tanto avrebbe promesso Zambetti ai mafiosi. Oltre a versare una somma di 200.000 euro per avere 4.500 voti inquinati, 50 euro a voto (l’assessore è stato rieletto con 11.000 preferenze circa), Zambetti avrebbe fatto assumere la figlia di uno degli esponenti di spicco della ’Ndrangheta, Eugenio Costantino, all’Aler preoccupandosi anche di far spostare la ragazza da una sede decentrata a quella centrale. All’associazione, sostengono gli inquirenti, l’assessore avrebbe promesso anche appartamenti dell’Aler e favori in appalti legati alle scuole, anche se su questo ultimo aspetto gli accertamenti sono ancora in corso. Secondo gli inquirenti, se l’assessore regionale non avesse pagato le cosche in cambio di voti sarebbe “saltato in aria”.  Ma Formigoni di dimissioni non vuol sentir parlare: «Le accuse all’assessore Zambetti sono estremamente gravi ma riguardano lui».

Il caso Reggio Calabria
«Ho sempre avuto, e lo ribadisco, fiducia nelle Istituzioni, in quanto tali, nella consapevolezza che la loro delegittimazione abbia nel tempo creato  malessere sociale e, conseguentemente, l’attuale condizioni di crisi in cui versa la politica.  Tuttavia personalmente esprimo stupore e sconcerto per quanto emerso dalla conferenza stampa del ministro Cancellieri». Ieri il sindaco di Reggio, Demetrio Arena, ha duramente polemizzato con la decisione di sciogliere il Comune per infiltrazioni mafiose. «Il provvedimento, di carattere preventivo e non sanzionatorio – ha proseguito Arena -, presuppone che l’Amministrazione “abbia posto in essere alcune azioni che potrebbero portare a contiguità con alcuni ambienti della criminalità organizzata” nell’arco temporale dei primi sei mesi di attività presi in considerazione dalla Commissione d’accesso… Si contesta quindi a noi di non essere riusciti a contrastare efficacemente un cancro che attanaglia da secoli il meridione…».

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