Tagli drastici per la Sicilia sprecona

18 Set 2012 20:32 - di

«I siciliani aspettano la rivoluzione della normalità. Una Regione che sia al servizio dei cittadini ed è questo che presento alla nostra gente: un progetto di governo differente, credibile perché sono la mia storia personale, e la mia esperienza politica, ad esserlo». Il candidato del Pdl alla presidenza della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che ieri ha presentato suo programma, si è subito gettato nella mischia elettorale nel corso di un animato confronto con gli altri candidati ad Antenna Sicilia, a Catania. L’entusiasmo suscitato dal candidato del Pdl che gode di una stima e di una credibilità fuori da comune in Sicilia è ora attesa alla prova del nove.
Dopo il triste caso-Lazio e la sfida lanciata dalla governatrice, Renata Polverini, solo lui può garantire uno “scatto di reni” perché la Sicilia si scrolli di dosso la fama di Paese di Bengodi, di regione più sprecona d’Italia. Il suo programma parla chiaro in temini di tagli agli sprechi e alle spese folli: «La prima fase del nostro programma» ci dice, è teso a riqualificare il bilancio della Regione siciliana che all’80% oggi riguarda la spesa corrente e solo il 20% è dedicato agli investimenti produttivi. Dunque, prevediamo una riduzione drastica degli enti inutili, veri e propri “carrozzoni clientelari”», prosegue il candidato sindaco del Pdl ed esponente de La Destra. Molti di questi enti sono stati monitorati in questi mesi ed è in cantiere una tabella che  presto verrà resa pubblica, per poi procedere agli interventi necessari.
Del resto, l’impressione che la Sicilia appartenesse ad un altro mondo era palpabile dopo l’allarme della Corte dei Conti di questa estate. Per amministrare 5 milioni di abitanti, la Regione spende per il personale dipendente quasi 2 miliardi di euro (1.748 milioni) all’anno. Tanto per fare un raffronto, in Veneto, Regione che ha grosso modo a stessa popolazione della Sicilia, il costo del personale non supera i 149,6 milioni, cioè quasi dodici volte di meno.
Avanti tutta, dunque, con la riduzione dei costi della politica:  «C’è l’intenzione di procedere al taglio del parco macchine e soprattutto all’azzeramento delle consulenze esterne», continua Musumeci. «Questo ci potrà consentire di scrivere una nuovo patto tra la pubblica amministrazione e la Sicilia». Quanto ai dipendenti pubblici in esubero», spiega, «non tutto può essere risolto con i licenziamenti. La loro quantità eccessiva è percepita dai siciliani molto negativamente: noi vorremmo invertire la rotta e cercare anzitutto di rimotivare questi dipendenti, coinvolgendoli in una missione che va a favore del bene comune. Ritengo che un patto tra burocrazia e politica sia possibile e auspicata dalle persone», prosegue Musumeci.
Di seguito, qualora ad ottobre venga incoronato “governatore”, «si partirà con la “fase B” del programma, una fase «che deve procedere parallelamente ai tagli della spesa pubblica, ossia il  recupero delle risorse. Dunque, vorremmo arrivare a una ridefinizione dei Fondi Europei, che finora sono stati spesi malamente senza creare sviluppo. Di più: in molti casi non sono stati nemmeno spesi. Questo è stato il grande  fallimento della giunta Lombardo», incalza Musumeci, «quello di non avere saputo determinare sviluppo attraverso la programmazione comunitaria».
Non c’è giorno che non fioccano le adesioni sulla sua candidatura, nata al di fuori delle logiche dei palazzi romani e per questo accolta da subito con entusiasmo, a partire “dal basso”, dalla Rete, da Facebook. «In questi ultimi giorni», racconta «abbiamo registrato importanti adesioni dall’area dell’Udc, sia da elettori ma anche da parte dei  quadri intermedi del partito». Segno che il suo programma e la sua personalità, che gode di stime “trasversali”, vengono percepiti come un’opportunità che la Sicilia non può perdere per ritrovare se stessa. «Anche in Fli c’è grande malessere», afferma. «In questi giorni Giuseppe Currenti si è sfilato dal partito. Così come il presidente della Provincia di Enna, Giuseppe Monaco e il sindaco di Adrano, Ferrante. Tutti hanno dichiarato pubblicamente la loro adesione alla mia candidatura».
«In questa campagna elettorale», ha ribadito, «la differenza è tra chi pensa che prima vengano i progetti politici e poi la Sicilia, tra chi ritiene che le alleanze siano qualcosa da montare o smontare a seconda di calcoli politici che riguardano palazzi e salotti distanti centinaia di chilometri e chi pensa che debbano sostenere un progetto, questo sì, di governo differente; tra chi ritiene che pur di vincere si possa mettere insieme tutto ed il suo contrario e chi si presenta con la sua storia personale, con la sua onestà, la sua coerenza; tra chi si rivolge agli apparati degli schieramenti avversari e chi fa appello al voto libero al di là degli schieramenti; tra chi parla di quello che farà, al futuro, e chi ha già fatto ed ha la credibilità per andare tra la gente dicendo che continuerà a farlo».

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