Sicilia, Musumeci vola nei sondaggi

27 Set 2012 20:32 - di

Nello Musumeci vola nei sondaggi e distanzia di sei punti il candidato di Pd e Udc Rosario Crocetta. Poi,  molto più lontani ci sono tutti gli altri: Gianfranco Micciché, Claudio Fava (il test è stato effettuato nella settimana che va dal 19 al 25 settembre e quindi non tiene conto della sua posizione ancora incerta fino ieri mattina), Giancarlo Cancelleri, seguiti da altri due candidati oltre l’1%, Cateno De Luca e Gaspare Sturzo. Nella rilevazione effettuata da “Termometro politico” per il sito internet palermitano LiveSicilia.it. sono state analizzate 7.200 preferenze, con un margine d’errore del 2,5%. Il sondaggio, basato sulla metodologia Cawi, ha registrato una percentuale di indecisi o astenuti dichiarati pari al 10%.  
Il gradimento dei cittadini parla chiaro: Musumeci si attesta al 31,8%, ottimi i risultati a Catania (la percentuale di preferenze raccolte nella sua città sfiora il 40%), a Messina e a Trapani. Rosario Crocetta, che su base regionale si ferma invece al 25,3%, è il preferito degli elettori che risiedono a Caltanissetta e a Enna. A Siracusa, invece, c’è un testa a testa. Palermo fa storia a sé. Crocetta, Musumeci e Micciché sono raccolti in meno di due punti percentuali, con consensi che vanno dal 23 al 25%. La lotta nella città più popolosa dell’Isola, quindi, è particolarmente serrata: «Qui – afferma Gianluca Borrelli, direttore editoriale di Termometro Politico – la differenza, probabilmente più che altrove, sarà affidata alle liste dei deputati, che potrebbero produrre un effetto-traino sul candidato presidente a loro collegato». A livello regionale più lontani sono Micciché al 18,8%, Fava all’11,6% e Giancarlo Cancelleri all’8,2%. Nel pomeriggio, poi, arriva un altro sondaggio fornito dall’istituto di ricerca Datamonitor e pubblicato sul sito www.strettoweb.it. Anche in questo caso Musumeci è dato per vincente, ma il suo gradimento si attesta al 27,5%. Poco dietro Crocetta che raccoglie il 26% di intenzioni di voto dei siciliani e a seguire, ma con un margine di distanza di tre punti percentuali dal “primo classificato”, troviamo Micciché al 24.5%. Ma proprio nella giornata in cui Musumeci registra il gradimento dei sondaggi, a sinistra succede un terremoto. Fava è costretto a rinunciare alla sua corsa alla presidenza della Regione Sicilia, pagando così l’errore di aver presentato con ritardo di cinque giorni l’iscrizione nelle liste elettorali col cambio di residenza. La legge, infatti, stabilisce che bisogna essere residenti in Sicilia per potersi candidare, e Fava ha trasferito da Roma a Isnello la residenza fuori tempo massimo, il 18 settembre corso, mentre le norme prevedono che per potersi candidare bisogna essere residenti in Sicilia da almeno 45 giorni. Quindi, il termine per potersi candidare scadeva il 13 settembre. Un passo indietro “necessario” per evitare una successiva dichiarazione di incandidabilità che avrebbe creato un pregiudizio ai partiti che lo sostengono. Sel, Idv, Verdi e Federazione della sinistra quindi si trovano spiazzati e subito comincia la corsa contro il tempo per trovare un’alternativa. Nasce e tramonta subito l’ipotesi di Rita Borsellino, che dice “no” al ticket con Fava. Dai partiti arriva il pressing sul senatore Idv, Fabio Giambron,e che, però, nicchia. Alla fine devono ripiegare su Giovanna Marano, 53 anni, sindacalista della segreteria nazionale Fiom-Cgil. L’accordo tra i partiti  prevederebbe una vicepresidenza alla Regione di Fava, qualora Marano vincesse le elezioni. «Il ritiro di Fava dalla competizione elettorale è una sconfitta per tutti, sono sinceramente dispiaciuto», dice Musumeci. «I miei avversari, soprattutto quelli leali come lui li vorrei in competizione e non fuori gioco per un incidente marginale. Io ho grande rispetto per tutti ma non temo nessuno». Il candidato alla presidenza del Pdl è cauto nel commentare i sondaggi che lo danno in ascesa: «Sono contento ma questo non ci deve fare deflettere dal proposito di continuare ad ascoltare tutti e restare con i piedi per terra. La campagna elettorale è ancora lunga». E non fa sconti ai centristi che si sono alleati con il Pd. «L’Udcha fatto in Sicilia una scelta irragionevole, sul piano politico, storico e programmatico, sconfessando una tradizione di moderazione di cui dovrà rendere conto ai suoi elettori. Molti dei quali, ne sono sicuro, voteranno per me». C’è anche un botta e risposta a distanza con Gianpiero D’Alia, segretario dell’Udc siciliana che ha definito la candidatura di Musumeci «espressione dei governi a trazione leghista». Immediata la risposta dell’esponente de La Destra: «Gianpiero D’Alia ha compiuto un errore di persona. Non può avere parlato di me…». Poi nel corso di una trasmissione radiofonica replica a Crocetta che mercoledì aveva definito il Pdl un partito “omofobo”: «Non conosce la storia e la cultura del centrodestra, fatta di tolleranza e rispetto verso gli altri. Se la conoscesse sarebbe meno fazioso…». E ribadendo la sua linea politica basata sull’onestà, spiega che «quando la politica pensa solo ai politici, quando per mantenersi deve ricorrere ad accordi inconfessabili, quando diventa strumento di potere e smarrisce la sua dimensione di volontariato, perde credibilità. La politica dev’essere una prerogativa del cittadino – sottolinea – non un fine o una professione per riabilitare la mediocrità delle proprie esistenze. Chi fa politica deve studiare, prepararsi e testimoniare sobrietà, onestà e soprattutto stile. Per confrontarsi con gli altri, giorno per giorno». I sondaggi che lo vedono in vantaggio danno fiducia. Per Adolfo Urso, promotore della lista Musumeci presidente, «il sondaggio popolare realizzato da Livesicilia su un campione largamente rappresentativo dimostra il grande apprezzamento popolare di cui gode Nello Musumeci, che va ben oltre i dati della propria coalizione. Musumeci dimostra di essere il grande valore aggiunto di questa competizione, riscuotendo grandi consensi anche tra gli elettori dell’Udc e della coalizione di Micciché. Gli elettori cattolici e quelli autonomisti non si riconoscono nelle scelte dei loro partiti e preferiscono dare il loro consenso a lui».

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