Sui veicoli elettrici la Germania fa sul serio

13 Lug 2012 19:47 - di

Il socialismo più l’energia elettrica: era secondo una celebre definizione l’essenza del bolscevismo, dottrina politica che radeva a zero le strutture della società tradizionale russa e mirava a una titanica trasformazione del paesaggio. I pali della energia elettrica diventavano così il simbolo di una rivoluzione totale. Si sa poi in quale palude storica  abbia condotto quell’alta tensione ideologica. «Il rigore nei conti pubblici più l’auto elettrica»: potrebbe essere una parafrasi divertente per definire il “merkelismo”, il volto politico della Germania di inizio Millennio, che da un lato si pone come severa (e un po’ antipatica) custode dei bilanci in regola, dall’altra stupisce per la sua capacità di innovazione.
L’auto elettrica è solo un gadget degli eco-chic o è uno degli strumenti chiave per uscire dall’epoca della dipendenza energetica? Ce lo siamo chiesti spesso, concludendo il discorso con un appello un po’ scettico alla “volontà politica” , senza la quale ogni innovazione tecnologica stenta a farsi largo. Recentemente, il ministro dell’Ambiente Clini ha rivolto una esortazione alla grande industria automobilistica italiana affinché concentri la propria attenzione sulle chance di vendita e di occupazione offerte dalla produzione di auto elettriche. La sua frase, pur carica di buone intenzioni, si è persa tra le mille parole d’ordine del dibattito politico-economico quotidiano. Ed è pur vero che un esponente di governo non dovrebbe limitarsi a lanciare esortazioni morali. In Germania invece non ci si limita ad esortare, ma, volendo ripetere un abusato luogo comune, si procede a passo di panzer.
Negli scorsi mesi il governo della Merkel ha varato un piano decennale: l’obiettivo è quello di coprire il territorio  della repubblica federale con una rete di colonnine di ricarica. Nel 2020 un milione di auto elettriche dovrebbero percorrere le strade e le autostrade tedesche. La loro ricarica costa appena 5 euro, ma è inutile nascondersi che almeno per oggi questo prezzo accattivante non riesce a bilanciare il costo notevole (si vola fino ai 100.000 euro) che caratterizza le auto elettriche capaci di reggere sulla strada il confronto con le paleo-automobili a petrolio. E tuttavia la Germania procede con determinazione. In Italia i temi della innovazione scadono sempre nella deriva ideologica tardo-novecentesca, come nel caso della TAV. Al di là del Brennero, una volta varato un progetto politico la parola passa ai tecnici, che cercano soluzioni concrete ai problemi: come ricavare l’energia elettrica necessaria alla fonte? Sfruttando i bacini idroelettrici, ad esempio. Come dimezzare i tempi di ricarica? E così via.
Evidentemente politici e tecnici tedeschi concordano sul fatto che la scommessa sulle auto elettriche abbia  buone probabilità di passare all’incasso. Anche i privati devono aver fiutato l’affare se è vero che, a fronte di un investimento pubblico di un miliardo di euro per lo sviluppo del settore, sono fioccati investimenti per 17 miliardi provenienti dalle aziende. La BMW ha creato modelli avveniristici per il suo brand  di auto ibride: le “BMWi”, costruite in materiali ultraleggeri, con un design molto diverso dai “macinini” che appagano le voluttà degli ecologisti nostrani. Lo sforzo della BMW è stimolato anche dalla voglia di concorrere con un’altra azienda, la californiana Fisker, che ha messo a punto un gioiellino della tecnologia ibrida: la Karma Fisker, che ancora si appoggia alla pompa di benzina, ma – con i suoi 400 cavalli  – beve solo due litri ogni cento kilometri. Qualcosa induce a pensare che il governo federale tedesco possa offrire un incentivo in più alla propria industria automobilistica, rispetto a quello che è nelle possibilità dello Stato della California (e anche in questo caso è questione di conti in ordine …) . Il parlamento di Berlino ha studiato sgravi fiscali  e concessioni di credito a basso tasso di interesse per chi acquista auto elettriche, agevolazioni per il parcheggio, corsie di accesso privilegiate in città. Con il suo interventismo economico Berlino conta di creare un mercato autosufficiente per le auto elettriche e dare lavoro a trentamila occupati. Saranno i prossimi anni a stabilire  se questi tentativi dal sapore faustiano troveranno la loro piena realizzazione.  Ancora brucia la delusione per la Green Economy di Obama: una speranza in gran parte disillusa. Vedrmo se i meno telegenici tedeschi riusciranno ad essere più  concreti.

Commenti