Il Cav preoccupato per Ruby? Una bufala contro il Pdl

20 Lug 2012 20:39 - di

Come se non bastasse l’ennesima inchiesta che coinvolge Marcello Dell’Utri, sul Cavaliere ora circolano anche notizie ingigantite ad arte, vere e proprie bufale, che lo vorrebbero in attesa degli esiti del processo Ruby (attesi per ottobre) prima di sciogliere definitivamente le riserve sulla ridiscesa in campo. Un «malvezzo», una «disinformazione» stigmatizzati in una nota di Palazzo Grazioli che afferma che Berlusconi al processo Ruby non sta proprio pensando né lo avrebbe nominato nei colloqui riservati in cui tasta il polso al partito e all’elettorato per stabilire le future mosse.
In realtà se nel Pdl ci sono acque agitate non è certo per il caso Ruby. A preoccupare lo stato maggiore del partito e anche Berlusconi è semmai il tam tam mediatico che vorrebbe alcuni dirigenti di provenienza An tentati dall’idea di una riorganizzazione dell’area di destra. Tentazione del tutto rientrata, peraltro, dopo che lo stesso Berlusconi ha assicurato che non è in agenda la rinascita di Forza Italia. Una questione che è stata affrontata di petto da Angelino Alfano, che ha giudicato deleterio ogni «ritorno all’indietro»: «Ogni separazione è un segnale di debolezza, è un indebolimento del nostro partito». L’altro tema che occupa i pensieri di Berlusconi è sicuramente la legge elettorale, argomento sul quale si vanno intensificando i colloqui con la Lega. L’asse Pdl-Lega verrà messo alla prova la prossima settimana in aula al Senato con il voto sul presidenzialismo, terreno più che fertile per far rinascere un’alleanza di centrodestra già collaudata in passato e sulla quale Roberto Maroni appare possibilista. L’ultimo nodo che Berlusconi dovrà sciogliere riguarda la “continuità” con l’operato del governo Monti, inviso ai suoi elettori ma non agli altri partiti che in campagna elettorale vorranno presentarsi come ideali eredi dell’esperienza dei “tecnici”.
Sono queste quindi le preoccupazione su cui il Cavaliere si va concentrando prima di annunciare in grande stile una candidatura che è ormai una decisione quasi presa, anche se abilmente Berlusconi, aggiungendo il condizionale alla notizia, ha avuto modo di osservare le reazioni e i commenti, e di regolarsi di conseguenza. Giuliano Ferrara ieri su Il Foglio lo consigliava di partire con la «riproposizione del suo sé più profondo», spiegando agli italiani la verità: «Sì, vi ho deluso, ma vi spiego perché il sistema non mi ha permesso di stare alle promesse e vi propongo di rinnovare un patto che è nelle vostre mani, che dipende da come votate: volete tornare indietro ai governi dell’Unione o volete andare avanti con un nuovo esperimenti di riforma?».
Che si dia per certo il ritorno di Berlusconi sulla scena politica del resto lo si capisce anche dalle attenzioni che la magistratura ha ricominciato a riservargli e dall’enfatizzazioni delle presunte preoccupazioni dell’ex premier in merito al processo Ruby. Ma anziché seguire l’incanaglirsi dell’antiberlusconismo il Pdl può giocare la carta dell’innovazione, additando all’opinone pubblica i veri responsabili dello stallo e dell’immobilismo, ed evitando sterili polemiche interne. Questo è l’auspicio di Altero Matteoli, che su tali questioni ha ieri inviato una lettera al Corriere: «Auspico che nel Pdl , o come si chiamerà – poco importa a mio parere l’aspetto nominalistico – si evitino sterili polemiche. Mi auguro che gli amici che in questi giorni si sono agitati per la proposta di Berlusconi sul ritorno a Forza Italia, mai formalizzata, non facilitino il gioco abbastanza scoperto della sinistra e che offrano a Berlusconi e Alfano un serio contributo».
«Se si condivide,  e non ho motivi per pensare il contrario – spiega Matteoli – che l’obiettivo del centrodestra sia ridare speranze agli italiani, non servono altri partiti, bisogna far funzionare meglio quello che abbiamo costruito. Si chiami Pdl o in altro modo, lo concorderemo ma dividersi significa perdere tutti e far perdere anche il Paese». «Personalmente – aggiunge – spero che Berlusconi non si candidi perché i sondaggi lo indicano come il più forte. Spero lo faccia perchè è la personalità che più di altre può guidare il rilancio del Paese».

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