Tagli a tasse, sprechi e debiti: così il Pdl prepara la svolta

1 Giu 2012 20:30 - di

Se le cose non cambiano, occorre la “pazza idea”. Stampare noi gli euro. Berlusconi lo dice all’assemblea del Pdl. Una provocazione (o quasi). Un incentivo a cambiare marcia. Perché così non si può andare avanti, la gente è sotto choc. I “miracoli” dei tecnici non ci sono stati, la sinistra mette bocca nei provvedimenti provocando un’involuzione, ci sono tentennamenti mentre la situazione peggiora: lo spread non aspetta i comodi di nessuno, né di Monti né della Merkel. C’è tensione sui mercati, con il differenziale tra Btp e Bund tedeschi che ha superato i 490 punti base e quello tra gli stessi Bund e i Bonos spagnoli salito fino a quota 547. L’Europa, nel ruolo di grande ammalata, continua a non dare segni di miglioramento.

La proposta del Pdl
I mercati non credono nel rigore. Per crescere servono ««meno tasse, meno sprechi e meno debiti», afferma Angelino Alfano all’assemblea dei gruppi del Pdl. Quindi la prima proposta: «Se funziona la spending review il partito lavorerà perché l’Imu sia una tantum e, in subordine, venga eliminata per la prima casa». Presto arriverà la ricetta complessiva per portare il Paese fuori dalla stretta della crisi ma intanto Alfano chiama tutti a dare il voto alle agenzie di rating che negli ultimi mesi hanno svolto e svolgono «un’azione criminale» a beneficio del potere economico e finanziario internazionale. Il centrodestra è riuscito a governare l’Italia in serenità dal 2008 al 2010, ma poi fu costretto a soccombere dalla dittatura dello spread e dagli interventi di Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch che intervenivano tagliando il rating a debito pubblico, banche e imprese. A chi ha giovato tutto questo?

L’allarme Europa
L’emergenza, però, rimane. Oggi la Borsa è ancora in apnea e l’euro ai minimi da due anni. Pesano le divisioni di fronte alla proposta di salvataggio delle banche spagnole e le difficoltà a trovare un’intesa sugli aiuti alla Grecia. La Merkel appare irremovibile: «Non regaleremo soldi alle banche di Madrid». Mentre Italia e Francia si spingono a sponsorizzare un Fondo di salvataggio finanziario delle stesse banche, il commissario Ue Olli Rehn lancia l’allarme: «Alla luce di ciò che sta succedendo e con l’attuale struttura  – afferma – l’Eurozona corre il rischio di disintegrarsi».

Berlusconi torna in campo
«Mai vista una situazione di questo tipo – ha affermato Silvio Berlusconi intervenendo ieri mattina all’assemblea dei gruppi del Pdl – la gente è sfiduciata, è sotto choc per come viene descritto il futuro: in modo oscuro». Una constatazione originata dal fatto che, alla luce della situazione attuale, individua come ostacolo all’Europa più la Germania che la Grecia o la Spagna. Perché Berlino è il Paese guida, quello di maggior peso. E  se sono i tedeschi a non pedalare di concerto con il resto di Eurolandia tutto rischia di andare in vacca. Quindi la conclusione: se la Germania ritiene di poter fare il bello e il cattivo tempo, secondo i loro interessi, vadano loro da soli, rimettano in moto la loro vecchia moneta, il marco, e lascino l’euro a tutti gli altri. Una provocazione, ma non tanto. Proprio in virtù di un’evoluzione di questo tipo, infatti, c’è già chi annuncia che questa estate balleremo parecchio e perfino chi asserisce che in Germania stanno già rinnovando i contratti di lavoro con la clausola di salvaguadia del ritorno al marco. Per questa strada, quindi, non se ne esce. E la crescita continuerà a essere una vana parola. Berlusconi, come al solito, non usa mezze misure per sostenere tutto questo. «Dobbiamo andare in Europa – ha rielevato – a dire con forza che la Bce deve iniziare a stampare moneta». E se non lo farà? «Cominciamo a stampare euro noi – ha sottolineato il Cavaliere – con la nostra zecca». Un’idea «pazza», come l’ha definita l’ex premier, ma che dà il senso della situazione a cui siamo arrivati. E se fosse l’Italia ad abbandonare la moneta unica? «Non mi sembra la fine del mondo – ha spiegato Beelusconi – la Gran Bretagna è solida pur non essendo mai entrata nell’euro».

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