Il piano Monti ricorda il gioco dell’oca: torna al punto d’inizio

14 Giu 2012 20:35 - di

Non si può continuare a confidare nel fatto che, proprio nei momenti peggiori, gli italiani sanno dare il meglio di sé. Senza opportune contromisure, che tardano ad arrivare, la situazione potrebbe ancora peggiorare. Tutto sembra cospirare contro di noi: il maltempo e il terremoto; i gruppi sovversivi o terroristici, i mitomani che imitano gli eversivi e quelli che provocano stragi per vendetta privata; i nodi italiani stretti in passato che simultaneamente stanno arrivando al pettine; il calcio; le speculazioni sull’euro; la falsa Unione europea sulla quale spadroneggia l’arcigna Merkel, con il tentennante Hollande che prova a imitare il tronfio Sarkozy. Obama che si preoccupa per tutti noi, fino a diventare molesto e anche un po’ malaugurante. Per non parlare dello spread. Non è tutto: i ministri del governo tecnico, impegnati a risanare i conti pubblici a colpi di tasse e tariffe hanno sbagliato i conti e si sono permessi il lusso (politico e sociale) di lasciare senza garanzie circa 400mila e più esodati, nonostante gli avvertimenti dei sindacati e una dettagliata relazione dell’Inps. Uno scandalo, una bomba sociale, senza precedenti. C’è ancora dell’altro: l’eccessivo rigore nei primi mesi del 2012 ha già prodotto i suoi nefasti effetti e le entrate dello Stato sono diminuite. Ma anche questo bisognava aspettarselo – anzi di questo erano già stati avvisati da noi – perché, impoverendo le tasche degli italiani, in particolare come rilevato da Bankitalia soprattutto quelle di operai e commessi, è evidente che lo Stato non può ricevere maggiori risorse per rimpinguare le proprie casse, oltretutto provviste di tanti “buchi”. Figuriamoci le conseguenze sul pil: la Svimez ha previsto che il prodotto interno lordo dell’Italia calerà dell’1,8% nel 2012. Per il Cer addirittura la recessione in Italia potrebbe superare il 2%.
Arriviamo così al punto fondamentale: lo sviluppo, il grande assente, che, insieme ad una seria riforma fiscale, avrebbe dovuto precedere la riforma del lavoro invece di seguirla. Lo sa anche Monti che senza iniezioni di fiducia e di sostanze ricostituenti – si legga progetti infrastrutturali immediatamente realizzabili – il Paese non può ripartire. Non basta neanche il pur lodevole lavoro che sta portando avanti il ministro Barca con lo sblocco di fondi strutturali. Ormai l’abbiamo capito: l’età più avanzata per andare in pensione e gli assegni previdenziali ridotti in futuro al cinquanta per cento della retribuzione, i licenziamenti più facili per lavoratori privati (e per lavoratori pubblici), gli ammortizzatori sociali più brevi, meno onerosi per lo Stato e meno generosi per i cosiddetti beneficiari, persino la stretta sulle tasse per cancellare un po’ di debito, servivano a placare i mercati, ad abbassare lo spread e ad ammantare di nuova “affidabilità” l’Italia. Poi sarebbe stato il turno della crescita, perché solo così si compensa il grande debito. Se Mario Monti fosse stato di diverso avviso, non avrebbe creato un ministero dello Sviluppo economico a cui, non a caso, ha aggiunto le “infrastrutture”. Detto ciò il decreto del ministro Passera, è stato bloccato. Perché? Davvero gli aiuti per il terremoto sono barattabili con le misure per lo sviluppo? Non dovrebbero essere gli uni collegati alle altre? Mentre alle banche europee ci pensa la Bce, che con Mario Draghi ha avvertito l’Europa di darsi una mossa perché la crescita economica dell’area euro rimane debole, con un’incertezza che pesa sulla fiducia», ai debiti sovrani devono pensarci i governi europei. Così come nel gioco dell’oca torniamo indietro di qualche casella al punto di partenza. Allora, che si fa? Non si sa. Sarà stata forse la crisi di leadership nei singoli Stati e nell’Ue a spingere l’algida Christine Lagarde, direttore generale dell’Fmi, qualche giorno fa a dire che per salvare l’euro è necessaria un’azione in meno di tre mesi. Poi si è corretta, ma l’allarme è rimasto nella memoria. E ancora non sappiamo cosa aspettarci dalle elezioni in Grecia. Banche e debito sovrano, spread e mercati, finanza e speculazioni, politica: non si parla d’altro. Ma per i cittadini, le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati e i giovani, i bambini d’Europa cosa si fa? Dimenticarsi di loro, come dello sviluppo, è un gravissimo errore.
*Segretario Generale Ugl

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