Mani libere su tutto: il governo l’appoggio deve guadagnarselo

4 Mag 2012 20:26 - di

«Leali verso il governo, ma in modo non incondizionato». Ieri il segretario del Pdl Angelino Alfano l’ha ribadito di nuovo nel corso del suo tour elettorale in Sicilia. Dalle colonne de Il Piccolo di Trieste anche l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini ha detto che «ci siamo presi un impegno e lo manterremo». D’altro canto, però, una lunga nota del capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto ha ricordato tutta l’insoddisfazione del partito nei confronti delle politiche economiche dell’esecutivo. Insoddisfazione rispetto alla quale finora Palazzo Chigi non si è mostrato particolarmente ricettivo. Dunque, in questo contesto, come si fa a conciliare lealtà e appoggio non incondizionato?

Sarà «appoggio ragionato»

«Non rinunciando a esprimere delle proposte e a contestare quello che non condividiamo», spiega l’ex ministro Mariastella Gelmini, per la quale così il partito resta coerente «con il senso di responsabilità verso il Paese e con l’impegno assunto con Monti, ma dimostra di non essere subalterno a nessuno». «E c’è da constatare – aggiunge – che questo atteggiamento paga anche in termini di consenso». Significa che il Pdl sta prendendo la rincorsa per un eventuale voto anticipato? «Noi non abbiamo posto un limite alla durata del governo e non intendiamo venir meno agli impegni assunti. Detto questo però – risponde la deputata – è chiaro che il senso di questo governo risiede nella sua capacità di risolvere i problemi. La nostra valutazione va di pari passo con le proposte che farà, il nostro sarà un appoggio ragionato».

«Il Pdl sana le lacune dei tecnici»

La discriminante la chiarisce Domenico Nania: «Se si valuta un intervento per salvare l’Italia l’appoggio del Pdl è scontato, ma se l’intervento è per salvare le banche o tirare la pelle di dosso alle persone il nostro appoggio non è più dovuto». «Noi – prosegue il senatore – abbiamo subìto ciò che è successo non per salvare le grandi lobby finanziarie o tappare i loro buchi, ma perché attraverso i sacrifici si potesse riaccendere la speranza del lavoro e del futuro. Ma se il governo tecnico spegne la speranza di cosa parliamo?». Per Nania il sostegno al governo «è collegato al processo riformatore, e se le riforme non le fa, lo teniamo in vita lo stesso? E per cosa?». Nania, poi, sottolinea che le proposte del Pdl dimostrano che della politica non si può fare a meno: «Bisogna sostituirsi ai tecnici, copriamo le lacune del governo, verso il quale prima c’era fiducia e basta e ora c’è “fiducia, se…”». E che succede in caso di voto di fiducia su una misura che non convince? «Primo, il governo non può mettere sempre la fiducia, poi il punto è capire se si tratta di provvedimenti equi. Un conto è dire “stacco la spina a prescindere”, come fa l’Idv, altra cosa è dire “devi fare dei provvedimenti che accendano i motori, ma tu fai l’Imu, che mette in ginocchio le famiglie e gli enti locali. Perché dovrei sostenerti?”. Questo – precisa Nania – non vuol dire “devi fare quello che dico io”, significa che il governo deve organizzare la ripresa».

«È già appoggio esterno»
I rumors di questi giorni parlano anche di ipotesi di “appoggio esterno”. Osvaldo Napoli fa notare che dal punto di vista tecnico la formula è sbagliata perché «non siamo nel governo e non abbiamo ministri da ritirare». Dal punto di vista sostanziale però in un certo senso «è già appoggio esterno»: «Ci teniamo le mani libere sui singoli provvedimenti». E, in caso contrario, si va al voto anticipato? «Anche con il voto in primavera la partita si chiude a dicembre, mancano otto mesi, parlare di elezioni anticipate non ha senso». Dunque, ora «bisogna che Monti capisca e si abitui al confronto serio, di merito, nell’interesse del Paese, che chiediamo». C’è però un’altra questione da capire, ovvero quanto il Pdl potrà reggere a questo braccio di ferro. Non è un segreto che nel partito vi siano voci più che critiche verso l’esecutivo e parlamentari che non ne hanno mai votato i provvedimenti. Napoli spiega di non avere «alcuna paura per la tenuta del partito, la dialettica interna è un bene, l’importante è che non ci sia una volontà di rottura e non ne vedo».

«Ma io spero si stacchi la spina»
Alessandra Mussolini è una di quei parlamentari dissidenti. «È dall’inzio che voto contro», rivendica, spiegando che «in giro vedo solo disperazione, anche al di là degli episodi eclatanti». Il giudizio sui tecnici è negativo su tutta la linea: «Non c’è un barlume di crescita, ci stanno massacrando di tasse, c’è una cessione di sovranità senza precedenti». La Mussolini, quindi, si augura che «si stacchi la spina». «È il mio auspicio», spiega, di fronte al fatto che questa non è la posizione del partito. Oggi, comunque, va meglio di prima: «Condivido la linea più dura adottata da Alfano, la proposta sulla compensazione, che fa il paio con la proposta di non far pagare l’Imu a chi ha il mutuo. Non è ben accetta dal governo, ma lui ha fatto bene a presentarla lo stesso. Dopo un lungo momento in cui abbiamo rinunciato a farlo, ora cominciamo anche a discutere. Vedo un puntare i piedi che è molto importante, tanto più ora che è chiaro che questi sedicenti tecnici fanno campagna elettorale contro di noi, contro la politica: quest’idea di chiedere ai cittadini dove tagliare è il massimo della demagogia».

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