Il governo recupera 50 milioni

22 Mag 2012 20:20 - di

In mattinata contestazioni e fischi per la crescente pressione fiscale. Per Mario Monti, in visita ai cittadini di Sant’Agostino duramente colpiti dal sisma, non ci sono applausi ma urli e insulti. La preoccupazione diffusa tra tutti è quella che ora le spese per la ricostruzione del dopo terremoto pesino sulla cittadinanza. Con la recente riforma della Protezione civile lo Stato sostanzialmente abdica al suo ruolo e quindi, se prima interveniva con agevolazioni e piani ad hoc per la ricostruzione, adesso non sarà più così. C’è l’incubo di coprire con assicurazioni private gli immobili dal rischio calamità. Un malcontento quindi più che motivato. Poi nel pomeriggio sono arrivate le prime misure del governo per fronteggiare il sisma in Emilia. Ma il nodo sulle assicurazioni non è sciolto. Il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza per i territori delle province di Bologna, Modena, Ferrara e Mantova, colpiti dal terremoto, fissandone la durata a sessanta giorni e attribuendo la competenza a coordinare gli interventi al capo del dipartimento della Protezione civile. Nella fase successiva allo stato di emergenza il coordinamento spetterà alle Regioni Emilia Romagna e Lombardia, ciascuna per i territori di propria competenza.
 «Il fabbisogno finanziario per far fronte allo stato di emergenza» nelle zone colpite dal terremoto, verrà coperto «utilizzando le risorse del fondo nazionale per la Protezione civile». Il fondo è stato appositamente «rifinanziato con 50 milioni di euro, prima della dichiarazione dello stato emergenziale. Le risorse stanziate – si sottolinea – serviranno a coprire tutte le spese per i soccorsi, l’assistenza e la messa in sicurezza provvisoria dei siti pericolanti». Ma, poi, malgrado Palazzo Chigi nella nota assicuri che «non è stato necessario procedere ad alcun aumento delle accise», tra le pieghe del comunicato si capisce che Monti non ha assolutamente intenzione di recedere dall’ipotesi di aumentare le tasse sui carburanti. «In caso di necessità – si legge ancora –  sarà possibile integrare le risorse attingendo al Fondo di riserva per le spese impreviste (a sua volta reintegrabile con risorse ordinarie derivanti da riduzioni di voci di spese rimodulabili e, ove necessario, con le maggiori entrate derivanti dall’aumento dell’accisa nazionale sui carburanti, stabilita dal Consiglio dei Ministri in misura non superiore a cinque centesimi per litro)».
Un’ipotesi che è stata immediatamente contestata da Filippo Berselli, coordinatore regionale in Emilia Romagna del Pdl e presidente della commissione Giustizia in Senato: «Benché l’aumento delle accise sulla benzina sia stato previsto tra parentesi, l’ipotesi solo a pensarla è sbagliatissima. È paradossale che in un anno la benzina sia aumentata del 20%. Alla fine l’unica soluzione che riesce a vedere il governo Monti è l’aumento della benzina. Noi abbiamo – sottolinea – il prezzo della benzina più alto al mondo. Si potevano individuare altre soluzioni come, per esempio, il taglio di enti inutili. Monti ha arruolato come tecnico Enrico Bondi, per intenderci il commissario della Parmalat, per tagliare le voci di spesa parassitarie, e invece di utilizzarlo che cosa si limita a fare? Aumentare le accise della benzina, anche se lo prevede come ipotesi. In questo modo si colpisce ancora una volta l’economia del nostro Paese che sta vivendo un momento di restrizione».
Nel pacchetto approvato ieri da Palazzo Chigi ci sono anche altre misure. Il Consiglio dei Ministri ha «iniziato l’esame di un intervento che consenta ai Comuni colpiti un allentamento del Patto di stabilità interno». E Monti nella sua qualità di ministro dell’Economia e finanze ha annunciato il suo proposito di rinviare il pagamento dell’Imu per le abitazioni e gli stabilimenti industriali che saranno dichiarati inagibili. «Entrambe le misure – si legge nel comunicato – saranno operative nel momento in cui le Regioni, con l’ausilio delle autorità locali, avranno terminato il censimento delle effettive necessità, e ciò al fine di stabilire la necessaria copertura finanziaria». Ma anche queste misure non sono giudicate sufficienti. Il Codacons, per esempio, pur valutando positivamente le aperture di Monti su un possibile blocco dei pagamenti fiscali per i cittadini colpiti dal sisma, chiede che la sospensione debba necessariamente essere estesa anche alle piccole e micro imprese, che hanno subìto ingenti danni, specie nel settore agricolo.
Resta il nodo della ricostruzione e della Protezione civile. A chiarire la posizione del governo in mattinata è stato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà, durante il suo intervento alla Camera. «Lo stato di emergenza – ha affermato – dura 70 giorni nella prima ordinanza e può essere prorogato, di regola, per un periodo di 40 giorni. Non c’è un tetto massimo, per cui i 40 giorni potrebbero diventare 100, 200 o 300. Noi ci auguriamo che non sia così perché dall’emergenza è necessario uscire rapidamente. Il decreto legge viene messo alla prova da questa situazione. Nulla è perfetto e quindi anche il dl è perfettibile. Tutti i miglioramenti che verranno adottati dalle commissioni Affari costituzionali e Ambiente, Territorio e Lavori pubblici saranno bene accetti dal governo». Resta il nodo sulle assicurazioni. Catricalà ha negato che il decreto preveda le assicurazioni obbligatorie contro le calamità. «Il provvedimento – ha riferito – si limita a prevedere la possibilità di stipulare delle assicurazioni private contro il rischio catastrofi, rischi che attualmente non sono considerate dalle polizze». Ma nel Pdl Marcello De Angelis lancia un’altra ipotesi: «Si potrebbe utilizzare una parte della tassa sulla casa già stabilita dal governo per stipulare, senza maggiorazioni, una polizza assicurativa».

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