Dopo terremoto: una delusione questi tecnici…

31 Mag 2012 20:35 - di

Com’era prevedibile il governo a caccia di fondi per fronteggiare l’emergenza sisma in Emilia non ha saputo inventare niente di meglio che puntare ancora sulla benzina: è scattato a mezzanotte l’aumento di due centesimi dell’accisa sui carburanti per autotrasporto che renderà allo Stato 500 milioni su base annua. Altri soldi a copertura degli interventi nelle zone terremotate il governo intende recuperarli dalla “spending review”, come prescritto nel decreto del governo approvato mercoledì, nel quale si dice inoltre che saranno rinviati i versamenti fiscali di tasse e mutui nelle zone colpite. La fantasia del governo dei tecnici e dei professori lascia veramente di sale.
«Mi sembra che si navighi davvero al buio, senza alcuna visione strategica», ha commentato il presidente della commissione Giustizia del Senato, Filippo Berselli. «Ci saremmo aspettati ben altro da un governo di tecnici». Di qui la presentazione da parte del parlamentare del Pdl di un’interrogazione urgente al presidente del Consiglio sui contenuti del decreto legge approvato in Consiglio dei Ministri.
Molte le lacune, molti i punti sui quali Berselli è maggiormente critico. Il governo, infatti, si è detto pronto a disciplinare la «delocalizzazione facilitata delle imprese produttive». Non ci si rende conto evidentemente che «favorire la delocalizzazione delle imprese terremotate in altri territori è vera follia. Vuol dire rinunciare alla ricostruzione e ammazzare l’economia della zona», si legge nell’interrogazione. «Le imprese e i lavoratori, ne sono certo, vogliono al più presto riprendere l’attività nel luogo dove si trovavano prima del sisma».
Delocalizzare anziché fare il possibile per far ripartire “in loco” il tessuto produttivo della regione è veramente inopportuno. Sono radicate in queste zone imprese piccole o medie che rappresentano la spina dorsale di una futura, possibile, crescita del Paese. Operano in settori molto diversi con i quali l’Italia può sperare di rientrare in un circolo produttivo virtuoso. Semplicemente non possiamo permetterci di aggiungere ai disastri di un terremoto fisico quelli di un terremoto finanziario. Il terremoto ha fatto crollare le fabbriche, ma sarebbe sconcertante se il dopo-terremoto facesse crollare le imprese. Le popolazioni, del resto, dicono chiaramente che le loro priorità sono per la ricostruzione produttiva: sanno benissimo che di lì deriva il loro futuro.
Altro punto del tutto insoddisfacente nel decreto del governo è che «non si dice a quando verrebbero prorogati pagamenti, adempimenti, termini e sfratti. Imprese e lavoratori con le rispettive famiglie meritano più rispetto o quantomeno più precisione».
Altro punto dolente. «L’aumento di due centesimi dell’accisa sui carburanti per autotrasporto è inaccettabile. Il prezzo dei carburanti negli ultimi 12 mesi, infatti, è già aumentato del 20% . Questo ulteriore rincaro si ripercuoterebbe quindi sui prezzi al consumo, con ulteriore contrazione della domanda e conseguente ulteriore spinta recessiva», spiega Berselli nell’interrogazione.
Mettere le mani sui carburanti e nelle tasche degli italiani per risolvere tutto, francamente, sta diventando un sport ripetitivo e improduttivo. «Una decisione che era capace di prenderlo anche il mio ragioniere, Giovanni», ha commentato ieri il coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, dai microfoni di Radio2 in “Un giorno da pecora”. «Abbiamo il lutto del terremoto, si sono riuniti i grandi tecnici, i migliori cervelli per l’economia d’Italia, e l’unica misura che hanno saputo prendere è stato aumentare di due centesimi il prezzo della benzina». Sconsolante. Il Codacons ha fatto subito i conti: l’aumento di 2 centesimi sulle accise dei carburanti «graverà, di soli effetti diretti, 29 euro ad automobilista, compresa l’Iva, con un gettito che sarà di oltre 500 milioni se le accise avranno termine in dicembre, ma che, su base annua, significa 1 miliardo in più nelle casse dell’erario, considerando anche il gettito Iva». Si aggiunge un altro timore. «Troppe volte i governi del passato – ha denunciato l’associazione – hanno annunciato aumenti temporanei delle accise che poi si sono magicamente trasformati in eterni, magari con una riga inserita in qualche decreto milleproroghe…».
Un’altra misura del decreto “bocciata” da Berselli: «L’eventuale utilizzo di fondi resi disponibili dalla “spending review” avrebbe effetti mortali per la nostra economia, comportando l’aumento dell’Iva. Infine, non si fa alcun riferimento ai costi necessari per la ricostruzione e quindi anche la relativa copertura appare imprecisata».
Insomma, quello del governo è un decreto poco o per nulla tecnico ma in compenso molto vago. Per questo nell’interrogazione si fa presente che, per scongiurare quanto è purtroppo accaduto in precedenti occasioni, sono indispensabili almento due cose: «Da un lato fissare tempi certi e impegnativi per la completa ricostruzione, superando di spinta qualsiasi intralcio di carattere burocratico. D’altro lato assicurare massima trasparenza nella gestione degli aiuti affinché tutti, dico tutti, giungano a destinazione, senza nefaste intermediazioni o pratiche corruttive». Gli emiliani sono gente seria e laboriosa che non si abbandonano mai a sterili piagnistei – conclude Berselli – «ma non vogliono essere presi in giro e pretendono di riprendere le loro attività lavorative ed economiche nel tempo più breve possibile. Hanno sempre assicurato un concreto contributo in termini di Pil. Si attendono ora che lo Stato faccia subito e bene la sua parte».

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