Alleanze, pressing da sinistra sul Pd

28 Mag 2012 20:26 - di

«Idv e Sel? Ci sarà la direzione del partito e  comunicheremo le nostre decisioni». Oggi Pier Luigi Bersani scoprirà le sue carte, fino ad ora infatti  è riuscito a giocare su due tavoli: da una parte sostener Monti e dall’altra presentarsi in campagna elettorale con i più forti avversari del governo, Di Pietro e Vendola. Una formula sinistra-centro che potrebbe essere replicata alle prossime elezioni politiche. Bersani oggi risponderà alla richiesta di Antonio Di Pietro e Nichi Vendola che nei giorni scorsi hanno annunciato di voler costruire un’alternativa autonoma qualora il Pd non si decidesse in tempi rapidi a convocare immeditamente gli Stati generali della sinistra. Ma non è tanto questo il dato che preoccupa Bersani, quanto l’attivismo che si registra sul versante Pdl in tema di riforme. Secondo il sito web “Il Retroscena” il leader del Pd sta pensando a una contromossa per replicare alla proposta presidenzialista di Alfano e Berlusconi. L’idea sarebbe quella di un’assemblea costituente, un processo da guidare attraverso un patto con i vecchi alleati ma anche con quella parte di società civile e con quelle forze interessate a «condividere uno spirito costituente».  
L’ultimatum di Idv e Sel
I due leader di Idv e Sel sabato hanno sottolineato la necessità di non fermarsi alla “foto di Vasto”, un concetto ribadito anche domenica nel documento conclusivo approvato dall’assemblea di Sel: «Se Bersani e il Pd dicessero di no, Sel e Idv sono pronti ad aprire il cantiere e a metterlo a disposizione di chi voglia contribuire a cambiare il Paese. Non si può immaginare un percorso verso le elezioni che sia sequestrato dai partiti, a partire dal nostro», ha sottolineato Vendola. Alle ultime elezioni, ha continuato Sel, «non ha vinto, banalmente, la “foto di Vasto”, ma la capacità dei tre principali partiti di centrosinistra di mettersi in connessione nelle città con la crescente sensibilità civica e con le esperienze più innovative, spesso emerse con le primarie». Sel sembra anche preoccupata per il boom di Grillo e del Movimento 5 stelle: «La crescita del consenso grillino – si legge nel documento – non può che preoccuparci. Bisogna affrontare la questione senza scorciatoie e con un progetto politico capace di trasformare la rabbia di tanti in opportunità di cambiamento reale. Non possiamo raccontare fandonie. Il voto a Grillo è visto soprattutto come uno strumento di radicale ricambio della classe politica, quando essa non è in grado di autoriformarsi. Se non si “vede” cosa è successo, Parma potrebbe diventare lo specchio dell’Italia». Sul piatto ci sono diverse questioni e la partita che si va a giocare si presenta abbastanza articolata e complessa.

Le diverse voci del Pd
In attesa di sentire come risponderà oggi Bersani, si è aperto il dibattito all’interno del Pd. Molti democratici lasciano intendere che con la valanga di voti moderati in fuga sarebbe pura follia arroccarsi in un recinto a sinistra con Sel ed Idv soltanto. E infatti nelle repliche dei democratici non sono mancati tentativi di ridimensionare la proposta di Idv e Sel come una richiesta di “chiusura” dell’alleanza. Il “sospetto” di Rosy Bindi, ad esempio, è che i due vogliano «bloccare il confronto con l’altra componente del nostro progetto, l’area moderata. Non mi piacciono gli ultimatum», ha detto la presidente piddina dicendosi però «pronta al confronto». Anche per Giuseppe Fioroni «quello attuale non è il momento degli ultimatum», ma guardando al futuro «il Pd deve diventare il federatore di tutto ciò che si muove nella società civile»: insomma, il nuovo centrosinistra di Vendola e di Pietro non basta. Più netta la posizione di Nicola Latorre, vicepresidente dei senatori del Pd, che si è spinto a immaginare «una grande unica lista alle prossime elezioni, che raccolga il Pd, Sel, ma anche i movimenti, le associazioni ed esponenti della società civile e che nasca dal basso».

Vendola spinge
Posizioni nette che hanno spinto Vendola a chiarire: «Non c’è nessun ultimatum o minaccia da parte nostra verso il Pd. Nel mio stile non c’è mai stato il tono minatorio. Penso invece che sia stato il popolo italiano ad aver lanciato un ultimatum alla politica, in particolare al centrosinistra». Mentre Antonio Di Pietro ha dettato l’agenda: «Stiamo preparando un programma politico che metta al primo posto lavoro, equità sociale, legalità, lotta all’evasione e alla corruzione, e riforma della Rai, un’Europa casa comune dei cittadini e non dei banchieri». E ieri di fronte al silenzio di Bersani ha rilanciato: «Assieme a Sel abbiamo aperto il cantiere sui temi del lavoro, dell’occupazione e della legalità. Non vogliamo tirare per la giacchetta nessuno e neanche continuare ad aspettare». Ma Marina Sereni, vicepresidente  dell’assemblea nazionale del Pd frena ulteriormente le pressioni che arrivano dall’Idv e da Sel: «Non possiamo decidere a tavolino alleanze sommatoria né liste civiche. C’è una voglia di partecipazione e una disponibilità a contribuire alla rinascita dell’Italia in tanti luoghi diversi da quelli della politica tradizionale che dobbiamo suscitare e raccogliere. E c’è una domanda di programmi chiari, di valori coerenti, di governabilità, di risposte non solo nazionali di fronte a problemi giganteschi che hanno investito l’Europa e tutto il mondo sviluppato. Solo il Partito democratico può guidare questa ricerca e costruire attorno a sé un progetto credibile e la direzione di oggi è una tappa fondamentale di questo percorso».

L’appoggio all’interno del Pd
Ma c’è anche chi la pensa in maniera diametralmente opposta, come Vincenzo Vita, esponente della sinistra interna: «In grande parte condivisibile il discorso conclusivo di Nichi Vendola all’assemblea nazionale di Sel. Non ci sono motivi plausibili per non immaginare un’intesa stretta tra Partito democratico e Sinistra ecologia e libertà, prefigurando un’alleanza che guardi al 2013, superando la logica del cartello, per strutturare una sorta di nuovo Ulivo, quest’ultimo aperto, ovviamente, all’Idv e alle iniziative numerose che stanno emergendo nella società civile». Per Bersani sarà una bella gatta da pelare.

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