Monti fa il “pataccaro”: il ruggito di Antonio, nuovo Re Leone

3 Apr 2012 20:52 - di

Adesso che siamo a Milano, andiamo a vendere il famoso Colosseo. Tutti – non solo Totò e Peppino – si sono beccati l’accusa di essere pataccari. Il Pd quando presentò dieci milioni di firme contro il Cavaliere con Rosy Bindi in prima fila (raccogliendo scetticismi e ironie, visto che la campagna era stata condotta con pressapochismo e in punta di piedi). Berlusconi un giorno sì e l’altro pure, quando la sinistra aveva tutto l’interesse a dire che vendeva pentole dalle Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, ed erano – manco a dirlo – pentole di pessima fattura. Ora quell’epiteto se l’è beccato Monti: «Il nostro presidente del Consiglio va all’estero a vendere riforme che ancora non abbiamo. Diciamo che è andato a fare il “pataccaro”. Nessuno conosce il testo della riforma del lavoro e Monti all’estero non ha fatto il presidente tecnico, ma il presidente politico». Le parole sono di Antonio Leone, vicepresidente della Camera. Stavolta però ci sono le “prove”: «Interventi significativi non ci sono ancora stati, le liberalizzazioni hanno avuto effetti molto limitati, cresce la disoccupazione e le aziende chiudono. Il pasticcio dell’Imu e il problema degli esodati, senza stipendio e senza pensione, non sono motivo di merito». Effettivamente qualcosa che non va c’è. Magari sarebbe stato più prudente se all’estero Monti fosse stato sobrio. Per la prima volta da quando è premier.

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